Dopo una primavera generalmente siccitosa, così come parte dell’inverno che è stato avaro di neve, questo inizio d’estate è risultato finora particolarmente turbolento sull’Italia, ma anche sull’Europa Centro-Meridionale con continui affondi perturbati atlantici.
Si è così innescato un contesto meteo instabile duraturo, a causa dell’assenza di anticicloni che sono emigrati molto a nord, lasciando così scoperto anche il bacino del Mediterraneo. I fronti instabili hanno così bersagliato a più riprese anche l’Italia, apportando frequenti rovesci e molti temporali.
L’Estate è inevitabilmente partita molto in sordina, fino ad assumere caratteristiche piuttosto anomale. Va detto che non è così raro avere a giugno periodi di fresco e anche talvolta piovosi, ma negli ultimi decenni il primo mese d’estate ha subito un notevole riscaldamento.
Giugno 2020 è invece andato in controtendenza. Le frequenti precipitazioni, abbinate ad aria fresca in quota, hanno anche favorito spruzzate di neve in alta quota. Sulle Api e anche localmente sulle cime dell’Appennino la neve è scesa oltre i 2200/2500 metri, a tratti anche al di sotto.
Le abbondanti nevicate a quote elevate, sulle Alpi, e le temperature sotto la media hanno dato sollievo ai ghiacciai. Al confine tra Valle d’Aosta e Svizzera la neve fresca sui massicci più alti raggiunge spessori di un metro e mezzo, ma anche due metri, preservando così i ghiacci dal fisiologico danno estivo.
Le Alpi Occidentali godono quindi di ottima salute, mentre un po’ differente è la situazione sull’Arco Alpino orientale. Sul ghiacciaio Presena, come sta avvenendo ormai da diversi anni, sono stati rimessi i teli geotessili per ridurre l’ablazione del ghiaccio.
Senza questa protezione, che ripara dal caldo e dai raggi solari, il ghiaccio si sarebbe ridotto di parecchio. D’altra parte, gli effetti si vedono: da un confronto tra la condizione del ghiacciaio registrata nel 2008 e quella attuale, emerge che è stato salvato dallo scioglimento uno spessore di ghiaccio di ben 50 metri.