L’arretramento dei ghiacciai alpini non s’arresta, nonostante una stagione invernale e primaverile caratterizzata da buone precipitazioni. Nonostante ciò, per quanto concerne i ghiacciai in Valtellina i dati dell’inverno 2017/2018 sono i peggiori degli ultimi anni.
La conferma arriva dal Servizio glaciologico lombardo ed il trend è quello che ormai si osserva da vari decenni, con alcuni ghiacciai scomparsi ed altre in forte ridimensionamento. L’aumento delle temperature medie continua a produrre un’accelerazione dei ritmi di regresso dei ghiacciai lombardi.
Secondo i dati raccolti nei siti nivologici del Servizio glaciologico lombardo, la stagione di accumulo 2017/2018 è stata contraddistinta da un precoce inizio nel mese di settembre, utile soprattutto per chiudere anticipatamente l’intensa fusione glaciale dell’estate 2017.
L’autunno è proseguito sottotono e solo dal mese di dicembre gli eventi nevosi si sono fatti più consistenti, permettendo un discreto recupero del deficit iniziale tanto che, a Sud delle Alpi, alla fine dell’inverno, gli accumuli sono stati tendenzialmente allineati alla media degli ultimi anni.
Le precipitazioni nel trimestre primaverile si sono rivelate leggermente sopra la media (+ 15%), ma sono state controbilanciate da un precoce esordio della fusione. A metà aprile una violenta fase calda, assieme a depositi di polvere sahariana, ha innescato processi di fusione accelerata a danno del manto nevoso.
Le temperature molto elevate sono proseguite tra e maggio e giugno. È quindi facile comprendere come i bilanci invernali sui ghiacciai lombardi, misurati tipicamente dalla fine di maggio ai primi di giugno, abbiano mostrato valori generalmente al di sotto della media.
Complessivamente i bilanci invernali 2017/18 risultano mediamente i più negativi dal 2007 per quanto riguarda lo spessore della neve al suolo e i più negativi dal 2012 in termini di equivalente in acqua. Per ritrovare un equilibrio, servirebbe un periodo agosto-settembre eccezionalmente freddo e perturbato.
Quest’ipotesi appare al momento del tutto improbabile ed anzi in vista un’ulteriore accentuazione della calura nell’immediato e fino a tutto inizio agosto, con impennata dello zero termico e conseguenze negative per la fusione sui ghiacciai.
Pessime notizie arrivano anche dai vicini ghiacciai svizzeri. Tra il 1973 e il 1985 la superficie dei ghiacciai svizzeri è rimasta praticamente invariata, mentre dal 1985 al 2000 si è ridotta del 18%. In Ticino, tra il 1985 e il 2009 la superficie dei ghiacciai si è ridotta del 70%, sparendo sotto la quota di 2.100 metri s.l.m.
Il ritiro è particolarmente vistoso per il ghiacciaio Bresciana, sulle pendici dell’Adula, accorciatosi di 949 m dall’inizio delle misurazioni nel 1896: per la prima metà dell’accorciamento ci sono voluti 93 anni, mentre per la seconda metà ne sono bastati appena 23.