Le concentrazioni medie di anidride carbonica hanno raggiunto le 405,5 parti per milione nel 2017, contro le 400,1 ppm del 2015. A lanciare l’allarme è l’ONU attraverso l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), che chiede di agire con urgenza per invertire la tendenza.
L’ennesimo allarme sullo stato di salute del nostro pianeta è stato lanciato in vista dei negoziati sui cambiamenti climatici che si terranno a dicembre in Polonia. Per contenere l’aumento della temperatura entro 1.5°C entro il 2050 è necessario che le emissioni di CO2 vengano quasi completamente azzerate.
In base alle parole del Segreterio Generale del WMO Petteri Taalas, senza rapidi tagli di CO2 ed altri gas a effetto serra, i cambiamenti climatici avranno impatti sempre più distruttivi e irreversibili sulla Terra. La finestra di opportunità per agire è quasi chiusa.
Secondo il parere degli esperti, l’ultima volta in cui il nostro pianeta ha registrato valori simili di CO2 è stato 3-5 milioni di anni fa, quando la temperatura in superficie era però più calda di 2-3 °C e il livello del mare era superiore di 10-20 metri rispetto ad oggi.
La CO2 non è l’unica a crescere, in quanto si registrano elevate concentrazioni di metano e protossido di azoto, così come di triclorofluorometano (freon-11 o CFC-11), clorofluorocarburo già regolamentato dal Protocollo di Montreal per proteggere lo strato di ozono della Terra.
Il metano (CH4) ha raggiunto le 1859 parti per miliardo, 257% del livello pre-industriale ed è responsabile per il 17% del forzante radiativo, misura dell’incidenza di un fattore nei cambiamenti climatici. Il 60% del metano è emesso da attività antropiche. Il CFC-11 ha rallentato negli ultimi 5 anni la sua riduzione.