Alle 16:18 di martedì 19 maggio si è udito un fortissimo boato: in quel frangente un’ampia porzione di parete rocciosa si è abbattuta a valle, portandosi dietro cinquemila metri cubi di materiale ed una nube di polvere che ha avvolto la zona ed il paese di Gallivaggio.
La frana incombeva su Gallivaggio ormai da diversi giorni. Gli occhi erano puntati al cielo da giorni e le piogge non facevano altro che accelerare il processo. L’intera area era già stata evacuata da giorni, con i tecnici che monitoravano il movimento franoso.
Quanto accaduto nel pomeriggio di martedì era nelle attese, visto che il sistema di monitoraggio aveva registrato una brusca accelerazione arrivata a toccare uno spostamento di 60 millimetri nelle 24 ore. Gli esperti geologi erano stati allontanati nella serata di lunedì, visto che era imminente la caduta della frana.
Nonostante l’impressionante mole di roccia caduta, i danni sono stati contenuti anche alla sede stradale della statale 36 chiusa da oltre un mese. Travolto un traliccio dell’alta tensione, nessun ferito. Graziato anche il santuario costruito nel 1600, laddove incombeva lo sperone di roccia.
Restano grossi disagi a Madesimo, Campodolcino e alcune frazioni di San Giacomo Filippo, irraggiungibili ed isolati dal resto d’Italia. La comunità è in ginocchio, mancano i viveri. Le comunità chiedono lo stato d’emergenza per iniziare lo sgombero del materiale roccioso e fermare il prima possibile l’isolamento.