Tra le conclusioni dello studio si legge chiaramente che tali eruzioni non solo raffreddano il clima del pianeta, ma sono in grado di causare molti altri effetti.
Il 28 marzo 1982 vi fu l’eruzione del vulcano El Chichon, situato nella regione montuosa del Messico tra i comuni di Francisco Leon e Chapultenango, nello stato messicano nord-occidentale del Chiapas. L’enorme nuvola di cenere, rocce e gas raggiunse un’altezza di 17 km e l’attività sismica proseguì per diversi giorni.
Lo studio ha dimostrato che il Chichonal fu in grado di generare una quantità di cenere e gas 10 volte più grande rispetto alla terribile eruzione del Mount St.Helena, nello Stato americano di Washington (2 anni prima). La nube del Chinchón raggiunse la stratosfera e si propagò in tutto il mondo.
Il lavoro svolto dal Marine Institute presso l’Università di Plymouth, indica che gli effetti di tale eruzione determinarono cambiamenti biofisici nei sistemi terrestri. Effetti che iniziarono a manifestarsi 5 anni più tardi (1987). Tali cambiamenti non hanno avuto luogo solamente nell’atmosfera, ma hanno avuto evidenti ripercussioni anche negli oceani.
Ad esempio, negli anni successivi si ebbe un incremento del 60% nella portata dei fiumi che sfociano nel Mar Baltico, un aumento del 400% della durata media degli incendi boschivi nella parte occidentale Stati Uniti. Poi sono stati rilevati cambiamenti in una vasta gamma di indicatori biofisici, quali la temperatura e la salinità dei mari, il livello di pH dei fiumi, il calendario degli eventi sulla Terra, incluso il comportamento delle piante e degli uccelli, la quantità di ghiaccio e neve nella criosfera e variazioni nella velocità del vento in diverse regioni del pianeta.
Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno analizzato milioni di osservazioni. Hanno utilizzato dati bioclimatici di 6500 stazioni sparse in tutto il mondo e una serie di 72 osservazioni storiche. Secondo il direttore della ricerca (Philip C. Reid) questo lavoro è in contraddizione con l’idea che le grandi eruzioni vulcaniche causano esclusivamente un raffreddamento del pianeta. Nel caso dell’eruzione del vulcano messicano, il picco del riscaldamento globale è stato raggiunto dopo il tipico punto di svolta successivo al raffreddamento. Terminato tale effetti, negli anni successivi si è andati incontro a un rapido aumento della temperatura.
Un’altra evidenza della ricerca è il tempo necessario affinché si verificassero dei cambiamenti climatici in tutto il pianeta. Cambiamenti avvenuti in modo sequenziale, a partire dal Sud America nel 1984, poi il Nord America (1985), l’Atlantico del Nord (1986), l’Europa (1987) per terminare con l’Asia (1988). Infine, non meno importante, gli studiosi hanno rilevato un calo significativo del tasso di crescita della CO2, in coincidenza con un aumento sotto le superfici oceaniche e la comparsa di nuova vegetazione in aree precedentemente coperte da ghiacci polari e dalla neve.