L’annuncio è giunto direttamente dalla NOAA, con l’avvio ufficiale di El Niño a partire dal 14 febbraio sulla base dell’attuale situazione delle temperature superficiali oceaniche. El Niño è un fenomeno ciclico collegato all’anomalo riscaldamento del Pacifico Equatoriale.
Come è noto, El Niño può avere importanti implicazioni per le condizioni meteo climatiche a livello mondiale. Tuttavia, nel caso in questione, nonostante le attuali anomalie termiche, ci si attende che questo El Niño sarà debole.
Questo significa che non sono attesi impatti globali significativi per il resto dell’inverno e in primavera. Anche un debole El Niño può avere qualche conseguenza e i suoi effetti saranno probabilmente percepiti nella parte meridionale degli USA, dove nei prossimi mesi sono previste condizioni più umide.
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L’attuale fase piovosa in California non sarebbe invece riconducibile ad El Niño, anche se quel tipo di tempo è un sintomo tipico. Secondo la NOAA a portare quest’anomalia piovosa locale sarebbe un altro pattern climatico variabile, ovvero il Madden Julian Oscillation.
Il NOAA dà una probabilità del 55% che le condizioni di El Niño persistano durante la primavera. Quest’incertezza deriva dal fatto primavera è un periodo dell’anno in cui l’ENSO (il sistema di El Niño e La Niña) è spesso in fase di transizione, rendendo particolarmente difficile prevedere ciò che verrà dopo.
Non si esclude che gli impatti spesso associati a El Niño possano verificarsi in alcune località nei prossimi mesi, non solo negli USA. Persino un piccolo El Niño può ingrandire gli eventi meteorologici. Tuttavia è improbabile che si possa essere una qualche influenza sul clima in Europa.
Per la NOAA ci sarebbe una probabilità del 40% di El Niño per agosto a ottobre, il picco della stagione degli uragani atlantici. Se l’El Niño dovesse persistere, probabilmente ridurrebbe l’attività degli uragani in Atlantico, specialmente nei Caraibi.