Le probabilità che El Niño ricompaia nel corso dell’autunno-inverno 2018 sono alte. Le ultime proiezioni in tal senso indicano una probabilità dal 60 al il 70%. Per chi lo avesse scordato l’ultimo episodio risale al 2015-2016 è si tratto del più intenso degli ultimi decenni contendendo il primato a quello del 1997-1998. Gli effetti furono evidenti, ci fu infatti un significativo aumento della temperatura globale del pianeta. Al momento, non abbiamo la certezza che l’eventuale nuovo episodio avrà intensità paragonabile, ma si ha quasi la certezza della sua ricomparsa.
Attualmente il ciclo El Niño-La Niña si muove in condizioni di neutralità, prossimo alla media nei settori centrali e orientali del Pacifico equatoriale. Ci sono solo lievi anomalie nelle regioni 3, 3.4 e 1 + 2.
Le previsioni a medio termine indicano che le condizioni neutrali dovrebbero proseguire sino al termine della stagione estiva, successivamente le anomalie termiche dovrebbero innescare la comparsa di El Nino: debole a inizio autunno, più consistente durante l’inverno.
Quando si verifica la transizione verso El Niño, l’acqua più calda rispetto alla media del Pacifico centro-orientale determina moti ascendendi delle masse d’aria e conseguentemente modifiche importanti della circolazione atmosferica. I venti che spirano da est a ovest in prossima della superficie oceanica si attenuano e possono addirittura invertire la direzione, causando l’accumulo di acqua calda nel Pacifico centrale.
Per gli esperti in materia, gli effetti climatici in Europa possono tradursi in inverni molto freddi, soprattutto nella parte orientale del continente e in Russia. Due buoni esempi sono quelli del 1812 e del 1941, annate coincise con due sconfitte storiche: quelle di Napoleone e Hitler. In entrambi i casi, soprattutto nel primo, l’inverno particolarmente rigido giocò un ruolo fondamentale. El