L’ultimo rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) sulla concentrazione globale di CO2 non è per nulla incoraggiante, tutt’altro. A quanto pare i valori globali di anidride carbonica hanno raggiunto nuovamente valori record, attestandosi sui massimi livelli negli ultimi milioni di anni…
L’anidride carbonica (CO2) è il più noto dei gas serra, seguito dal metano (CH4), anch’esso un gas serra decisamente potente. Ricordiamoci che i gas a effetto serra intrappolano il calore emanato dal sole nell’atmosfera terrestre, o meglio, intrappolano quella porzione di energia solare che dopo essere stata assorbita dalla superficie terrestre viene rispedita in atmosfera. L’alta concentrazione dei gas serra ostacola la dispersione, determinando pertanto un riscaldamento atmosferico e quindi un incremento della temperatura globale.
Gli studiosi affermano che l’ultima volta che la Terra ha registrato una concentrazione di biossido di carbonio comprababile all’attuale è stata da 3 a 5 milioni di anni fa (è possibile affermarlo grazie ai dati acquisiti da campioni di ghiaccio). In quell’epoca la temperatura era di 2-3°C superiore all’attuale e il livello del mare era di 10-20 metri più alto di adesso.
Secondo il rapporto del WMO la concentrazione di biossido di carbonio ha raggiunto un livello record di 407,8 parti per milione (ppm) nel 2018. Ciò significa che per 1 milione di molecole di aria, 407 erano molecole di CO2. Il record precedente era quello del 2017, ovvero 405,5 ppm.
Il rapporto del WMO afferma inoltre che l’aumento registrato dal 2017 al 2018 è superiore al tasso di aumento medio annuo dell’ultimo decennio.
Dai vari grafici reperibili all’interno del rapporto è interessante constatare che la CO2 non aumenta ogni giorno, in realtà abbiamo una diminuzione regolare ogni anno. Perché i valori di CO2 diminuiscono ogni anno? Il motivo è abbastanza semplice. A fine primavera e in estate la vegetazione terrestre e oceanica (vita vegetale) è abbondante e utilizza CO2 nel processo di fotosintesi. In autunno e in inverno l’attività vegetativa rallenta o cessa, specialmente sulla terraferma, con rilascio di CO2 nell’atmosfera. Poiché la maggior parte della massa terrestre e della vegetazione si trovano nell’emisfero settentrionale, è proprio qui che si registra il maggiore impatto sul ciclo stagionale.
L’assorbimento di CO2 da parte della terra e degli oceani è un processo naturale e può mitigare parte dell’aumento di CO2. Ma le emissioni combinate (naturali e antropiche) di CO2 sono troppo elevate per l’assorbimento dei polmoni della terra.
Cosa significa tutto ciò per la nostra vita quotidiana? Oltre ai ben noti effetti della CO2 sull’aumento delle temperature globali e sul conseguente cambiamento climatico, l’eccesso di gas serra potrebbe avere importanti ripercussioni anche nelle nostre tasche. Nonostante tutti gli sforzi e gli accordi finora condotti nei numerosi panel e conferenze sul clima, non si riscontra un tangibile rallentamento nell’aumento della concentrazione di CO2. Ciò significa che tra non molto verranno messe in atto politiche e normative ancora più stringenti per cercare di limitare le emissioni globali. Tali misure avranno sicuramente un impatto diretto sull’economia globale, il che significa un impatto diretto su di noi attraverso tasse nuove o più alte.