C’eravamo tanto odiati, o magari c’eravamo tanto amati. Dipende dai punti di vista, dipende dai gusti meteo che ognuno di noi ha.
C’è a chi piace il caldo africano, c’è chi lo odia. Poi c’è chi semplicemente è un meteo appassionato e quindi apprezza tutto ciò che gravita attorno alla materia. Soprattutto quando si tratta di estremi. Il caldo africano, la calura, la canicola, rappresenta senz’altro un’anomalia severa e in quanto tale un estremo meteo affascinante.
Purtroppo, dobbiamo dirlo, negli ultimi decenni (da quel terribile 2003) la presenza anticiclonica africana è diventata familiare. E’ di casa, viene puntualmente a trovarci e spesso è capace di intrattenersi per settimane. Non importa che sia estate, inverno, primavera o autunno, è diventata la struttura anticiclonica dominante facendo sì che l’Alta delle Azzorre sia diventata un miraggio.
Può essere più o meno calda, più o meno persistente. Da ciò, ovviamente, dipendono i sentimenti di appassionati e non. Però possiamo tranquillamente affermare che quando la persistenza è tale più che gradirla e apprezzarla la si odia. L’incubo diventa realtà, un incubo di caldo crescente del quale si farebbe decisamente a meno.
Ecco, a questo punto vogliamo darvi un consiglio spassionato: lasciate stare le mappe. Non guardatele, rischiate di entrare in un tunnel senza uscita. Alta Pressione, Alta Pressione, ancora Alta Pressione. Quella africana, chiaro, mica quella delle Azzorre. Le previsioni delle temperature fugano ogni dubbio perché da qui a fine mese rischiamo di dover parlare spesso di over 35°C e di picchi di 40°C.
L’afa? Ovvio, non mancherà. Non mancherà perché uno degli elementi fondamentali della persistenza anticiclonica è l’umidità. Umidità che a seconda delle aree geografiche è più o meno presente, innescando quelle condizioni di pesantezza dell’aria che certo non aiutano. Si suda, si fa fatica a compiere degli sforzi all’aria aperta, si cerca la climatizzazione. Ecco, tutto questo è l’Anticiclone africano.
Ahi voglia a parlare di normalità, di anomalie e quant’altro. Prendiamo atto della presenza di questa situazione e cerchiamo di capire quando ne usciremo. Perché per ora, carte alla mano, la strada è tutta in salita.