Domenica 3 Novembre ad Oropa caddero altri 246,6 mm; a Tollegno 204,2 ed a Trivero 305,6 mm!
Lunedì 4 ad Oropa caddero ancora 64,0 mm di pioggia; a Tollegno 38,8 e a Trivero 37,8 mm.
Martedì 5 arrivò l’aria fredda che portò le prime nevicate sui monti.
Le piogge scemarono: Oropa: registrò altri 29,2 mm. TOTALE EVENTO: 513,4 mm.
Tollegno: 18,4 mm. TOTALE EVENTO: 421,4 mm.
Trivero: 10,8 mm. TOTALE EVENTO: 573,6 mm!
Con i suoi 12 morti, Vallemosso fu l’epicentro del disastro.
Durante quei giorni luttuosi, in tutta la valle si disse che la diga di Camandona (a monte di Vallemosso) avesse ceduto e riversato a valle tutta la sua acqua, ma, non una sola crepa venne trovata sui muraglioni della diga -costruita in una sicura zona con rocce dioritico-pirosseniche a valle di Bielmonte-.
La mappa di reanalisi del 3 novembre evidenzia una situazione ancora favorevole alle forti piogge sul Piemonte.
Ciò che scatenò la furia della natura, tanto per cambiare, fu la mano dell’uomo che, cercò di sottrarre alla natura ciò che da sempre gli apparteneva: gli alvei dei torrenti, i boschi e gli scoscesi pendii.
All’indomani del disastro i biellesi rimasero attoniti ed ammutoliti. Tutti erano consapevoli che prima o poi un simile olocausto sarebbe potuto accadere… La saggezza delle antiche popolazioni ed il ripetersi di continue alluvioni, aveva persuaso quelle antiche genti ad allontanarsi da quelle valli a fortissima attitudine alluvionale.
Senza piangersi addosso e senza indugiare, i biellesi cominciarono subito l’opera di ricostruzione di quanto distrutto dalla furia della natura.
In Regione venne subito commissionato uno studio geologico della regione e fu redatta una mappa delle aree a forte dissesto idro-geologico, ma tale mappa rimase a lungo appesa ed inutilizzata sui muri dei palazzi degli amministratori.
La mappa di reanalisi del 4 novembre evidenzia lo spostamento della saccatura verso levante, con cessazione dei fenomeni più intensi sull’alto Piemonte.
Il genio civile comincia le prime opere, seppur temporanee, di ricostruzione. Fonte TG dell’epoca. La ricostruzione avvenne senza curarsi delle indicazioni dei geologi.
Fiumi e torrenti vennero imbrigliati e cementificati alla bene meglio. I miliardi stanziati dallo stato servirono a rimettere in moto il sistema produttivo dell’area alluvionata. Altri miliardi vennero spesi per costruire un altissimo ponte (uno dei più alti d’Europa) (l’ennesima cattedrale nel deserto) per collegare due minuscoli paesini montani Veglio Mosso e Camandona. Condomini alti più di venti piani vennero costruiti in centro a Vallemosso, per accogliere le famiglie rimaste senza tetto, ma tutta la ricostruzione fu incentrata alla fretta di ristabilire lo status quo, senza curarsi minimamente della sicurezza.
C’è da augurarsi che 58 morti, 300 famiglie senza tetto, 250 abitazioni spazzate via, 100 fabbriche, 350 aziende artigiane e 400 commerciali non siano state distrutte invano; che quanto accaduto a Vallemosso, a Firenze, a Genova, in Veneto e in tante altre sparute località italiane serva da monito ai nostri amministratori affinché si adoperino a crearsi una seppur modesta coscienza ambientalistica e a far rispettare questi, purtroppo ancora oggi, disattesi piani regolatori e studi geologici. Che venga data la giusta importanza a quanti, studiosi o semplici amatori seguono con amore e passione la meteorologia ed i cambiamenti climatici ma, soprattutto, che abbia fatto comprendere a fondo quanto l’uomo iper-tecnologico del XXI secolo sia ancora tanto inerme ed impotente di fronte alla volontà della natura.
Pubblicato da Angelo Giovi
Domenica 3 Novembre ad Oropa caddero altri 246,6 mm; a Tollegno 204,2 ed a Trivero 305,6 mm!Lunedì 4 ad Oropa caddero ancora 64,0 mm di pioggia; a Tollegno 38,8 e a Trivero 37,8 mm.Martedì 5 arrivò l’aria fredda che portò le prime nevicate sui monti.Le piogge scemarono: Oropa: registrò altri 29,2 mm. TOTALE EVENTO: 513,4 mm.Tollegno: 18,4 mm. TOTALE EVENTO: 421,4 mm.Trivero: 10,8 mm. TOTALE EVENTO: 573,6 mm! Con i suoi 12 morti, Vallemosso fu l’epicentro del disastro.Centinaia di case e fabbriche furono divelte dalla furia del Torrente Strona che, re-impossessatosi del suo alveo naturale, seminò morte e distruzione lungo tutto il suo percorso.Durante quei giorni luttuosi, in tutta la valle si disse che la diga di Camandona (a monte di Vallemosso) avesse ceduto e riversato a valle tutta la sua acqua, ma, non una sola crepa venne trovata sui muraglioni della diga -costruita in una sicura zona con rocce dioritico-pirosseniche a valle di Bielmonte-. La mappa di reanalisi del 3 novembre evidenzia una situazione ancora favorevole alle forti piogge sul Piemonte. Ciò che scatenò la furia della natura, tanto per cambiare, fu la mano dell’uomo che, cercò di sottrarre alla natura ciò che da sempre gli apparteneva: gli alvei dei torrenti, i boschi e gli scoscesi pendii. All’indomani del disastro i biellesi rimasero attoniti ed ammutoliti. Tutti erano consapevoli che prima o poi un simile olocausto sarebbe potuto accadere… La saggezza delle antiche popolazioni ed il ripetersi di continue alluvioni, aveva persuaso quelle antiche genti ad allontanarsi da quelle valli a fortissima attitudine alluvionale.Senza piangersi addosso e senza indugiare, i biellesi cominciarono subito l’opera di ricostruzione di quanto distrutto dalla furia della natura. In Regione venne subito commissionato uno studio geologico della regione e fu redatta una mappa delle aree a forte dissesto idro-geologico, ma tale mappa rimase a lungo appesa ed inutilizzata sui muri dei palazzi degli amministratori. La mappa di reanalisi del 4 novembre evidenzia lo spostamento della saccatura verso levante, con cessazione dei fenomeni più intensi sull’alto Piemonte. Il genio civile comincia le prime opere, seppur temporanee, di ricostruzione. Fonte TG dell’epoca. La ricostruzione avvenne senza curarsi delle indicazioni dei geologi.Fiumi e torrenti vennero imbrigliati e cementificati alla bene meglio. I miliardi stanziati dallo stato servirono a rimettere in moto il sistema produttivo dell’area alluvionata. Altri miliardi vennero spesi per costruire un altissimo ponte (uno dei più alti d’Europa) (l’ennesima cattedrale nel deserto) per collegare due minuscoli paesini montani Veglio Mosso e Camandona. Condomini alti più di venti piani vennero costruiti in centro a Vallemosso, per accogliere le famiglie rimaste senza tetto, ma tutta la ricostruzione fu incentrata alla fretta di ristabilire lo status quo, senza curarsi minimamente della sicurezza. C’è da augurarsi che 58 morti, 300 famiglie senza tetto, 250 abitazioni spazzate via, 100 fabbriche, 350 aziende artigiane e 400 commerciali non siano state distrutte invano; che quanto accaduto a Vallemosso, a Firenze, a Genova, in Veneto e in tante altre sparute località italiane serva da monito ai nostri amministratori affinché si adoperino a crearsi una seppur modesta coscienza ambientalistica e a far rispettare questi, purtroppo ancora oggi, disattesi piani regolatori e studi geologici. Che venga data la giusta importanza a quanti, studiosi o semplici amatori seguono con amore e passione la meteorologia ed i cambiamenti climatici ma, soprattutto, che abbia fatto comprendere a fondo quanto l’uomo iper-tecnologico del XXI secolo sia ancora tanto inerme ed impotente di fronte alla volontà della natura. Cerca per tag: meteo clima Pubblicato da Angelo Giovi Inizio Pagina