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Appunti di storia del clima insubrico. Parte III/a: 1864-1897

di Stefano Di Battista
12 Ago 2008 - 12:57
in Senza categoria
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appunti-di-storia-del-clima-insubrico.-parte-iii/a:-1864-1897
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Confronto fra gli scarti mensili del quinquennio più freddo a Lugano (curva blu) e il corrispondente periodo nell'emisfero boreale (curva nera); su base annua, l'anomalia di Lugano fu di -1,2 °C, quella dell'emisfero boreale di -0,5 °C (realizzazione grafica dell'autore per Meteogiornale). Clickare sull'immagine per ingrandirla.
Sul versante sudalpino la Piccola età glaciale ha termine verso il 1860, quando le lingue più importanti giungono in prossimità dei loro massimi, poco discosti dalle morene del 1821, oppure li oltrepassano. Sul Monte Rosa, nella stagione 1854-’55 il Lys crebbe di 61 metri: la più forte spinta annuale documentata in epoca storica; rimase poi in sostanziale stasi fino al 1869, quindi cominciò un veloce ritiro [Di Battista, p. 11]. Rispetto all’avanzata 1811-’19 tuttavia, in Canton Ticino si registrava già la scomparsa di alcuni nevai e vedrette minori nel 1868 [Pellegrini, pp. 199-200].

L’archivio di Lugano si apre con un anno freddo, il 1864 (10,8 °C); a esso fa seguito una sequenza relativamente mite (1865-’78) in cui la media tocca gli 11,6 °C. Le annate più calde del periodo sono il 1868 (12,2 °C) e il 1873 (12,0 °C), mentre il 1870 è l’anno più secco nella storia climatica luganese (773,8 mm). Il quadro stagionale si compone dei seguenti valori (fra parentesi lo scarto rispetto alla norma statistica):

stagione temperatura pioggia
primavera 11,2 °C (+0,1 °C) 394,8 mm
estate 20,2 °C (+0,1 °C) 504,5 mm
autunno 12,0 °C (-0,1 °C) 430,7 mm
inverno 3,2 °C (0,0 °C) 178,0 mm

La curva della media mobile undecennale flette nel 1879, in coincidenza con un’annata rigida (10,5 °C). Si entra in una fase di raffreddamento planetario, su cui è possibile abbiano influito le eruzioni dell’Askja (Islanda, 1875), Ghaie (Papua Nuova Guinea, 1878), Krakatoa (Indonesia, 1883), Bandai San (Giappone, 1888) e Ritter (Papua Nuova Guinea, 1888), ognuna caratterizzata da pronunciati Dust Veil Index [Lamb, pp. 419 e 435]. Dopo il 1880-’83 molti ghiacciai sudalpini interrompono la fase di ritiro. A Lugano, nessuno degli anni 1880-’86 raggiunge la media di 11,6 °C (i più caldi, 1882 e 1884, si fermano a 11,5 °C); ma la sequenza peggiore arriva nel 1887-’91, quando la media si porta a 10,6 °C con questi valori stagionali:

stagione temperatura pioggia
primavera 10,0 °C (-1,1 °C) 587,1 mm
estate 19,6 °C (-0,5 °C) 651,8 mm
autunno 11,2 °C (-0,9 °C) 609,6 mm
inverno 1,5 °C (-1,7 °C) 219,0 mm

Netta, nel confronto col 1865-’78, la discesa invernale e primaverile; come si può poi notare, fu un quinquennio piovosissimo (media 2.033,0 mm), coi quattro anni 1888-’91 che totalizzarono valori sempre superiori ai 2.000 mm (massimo nel 1888: 2.299,7 mm), circostanza che non si è più ripetuta. La singolarità del 1887-’91 nel clima insubrico andrebbe indagata più a fondo; con un lieve azzardo tuttavia, sembra di poter dire che tale flessione sia stata più marcata che altrove, poiché l’emisfero boreale sperimentò gli anni più freddi nel 1884-’85, immediatamente successivi all’eruzione del Krakatoa [Jones, pp. 64-65]. Nel grafico di Lugano lo scarto mensile negativo del quinquennio è, tranne in giugno, superiore a quello dell’emisfero boreale nel suo complesso. La tendenza riguardò tutte le regioni alpine, poiché le omogeneizzazioni a base undecennale su scale temporali più lunghe di quella luganese convergono a un minimo intorno al 1890 [Böhm, pp. 1789-1790]; sempre intorno al 1890, nelle Alpi si distingue un breve periodo di inverni molto rigidi [Casty, p. 1859; Böhm, p. 1790]. Gli anni successivi, 1896 escluso (10,6 °C), mostrano una certa ripresa termica: nel 1893 si raggiungono gli 11,7 °C, cosa che non accadeva dal 1877. Si manifesta anche una netta diminuzione delle precipitazioni, con minimi accentuati nel 1893 (820,1 mm), 1894 (977,3 mm) e 1895 (1.181,2 mm). Seguirà il 1896 con 2.479,6 mm, che risulta il secondo più piovoso dell’archivio luganese, superando il precedente record del 1872 (2.353,1 mm).

La fase fresca 1864-1897, va ribadito, è relativa al limite cronologico della serie: se le osservazioni di Lugano fossero anteriori, la curva potrebbe forse seguire un’evoluzione diversa. Questo lasso temporale, comunque, ebbe una media annua di 11,3 °C e 1.586,9 mm.

Bibliografia:
R. BÖHM, I. AUER, M. BRUNETTI, M. MAUGERI, T. NANNI, W. SCHÖNER, Regional temperature variability in the European Alps: 1760-1998 from homogenized instrumental time series, «International Journal of Climatology», vol. 21 (2001), pp. 1779-1801.
C. CASTY, H. WANNER, J. LUTERBACHER, J. ESPER, R. BÖHM, Temperature and precipitation variability in the European Alps since 1500, «International Journal of Climatology», vol. 25 (2005), pp. 1855-1880.
S. DI BATTISTA, Agonia d’un ghiacciaio, «Piemonte Focus», a. I, n. 2 (2007), pp. 8-13.
P.D. JONES, T.M.L. WINGLEY, P.M. KELLY, Variations in Surface Air Temperatures: Part 1. Northern Hemisphere, 1881-1980, «Monthly Weather Review», vol. 110, n. 2 (1982), pp. 59-70.
H.H. LAMB, Climate: Past, Present and Future, vol. I, Londra, 1972.
M. PELLEGRINI, Materiali per una storia del clima nelle Alpi lombarde durante gli ultimi cinque secoli, «Archivio Storico Ticinese», nn. 55-56 (1973), pp. 135-278.

Parte I: https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=18374
/>Parte II:
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=18409

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