Stiamo parlando – in realtà abbiamo già introdotto l’argomento mercoledì – di enormi tempeste invernali che stanno colpendo il nord-est degli Stati Uniti. Siamo alla terza in appena 10 giorni, il che è assolutamente inusuale. Secondo i meteorologi americani sarebbe la risposta al Sudden Stratospheric Warming (Stratwarming, o riscaldamento stratosferico improvviso) che si è verificato a febbraio. Un fenomeno che sembra aver avuto conseguenze drammatiche sulle dinamiche atmosferiche della Troposfera lungo la fascia compresa tra il Nord America e l’Eurasia.
Ma cosa sono i “Noreasters? Si tratta di un termine della meteorologia statunitense utilizzato per aree depressionarie particolarmente profonde (vere e proprie tempeste) che si sviluppano nell’Atlantico occidentale. Il processo di ciclogenesi si svolge lungo la costa orientale, in tal modo il Vortice di approfondisce rapidamente spostandosi verso nord-est, seguendo la linea costiera.
E’ una situazione meteorologica che si verifica con una certa frequenza in quell’area del Nord America e che ogni inverno provoca le più severe tempeste di freddo e neve in zone densamente popolate. Ma come detto quest’anno tali tempeste si stanno moltiplicando e ciò potrebbe risiedere nel profondo cambiamento circolatorio intervenuto a febbraio.
La costa orientale degli Stati Uniti offre le condizioni più favorevoli per questo tipo di tempeste, il Jet Stream polare trasporta aria fredda artica verso sud attraverso le pianure del Canada e degli Stati Uniti, poi verso est in direzione dell’Atlantico. Qui si scontra sovente con l’aria calda proveniente del Golfo del Messico e dall’Atlantico Tropicale. Le calde acque della Corrente del Golfo mantengono le acque costiere (nordest USA) relativamente miti anche d’inverno, il che ovviamente esalta i contrasti termici che alimentano tali tempeste. A tutto ciò si aggiungono processi termo dinamici simili a quelli che sostengono i cicloni tropicali, tant’è che tali strutture possono essere considerate dei cicloni ibridi.