ALLUVIONI SENZA FINE Non concedono respiro le alluvioni in Australia che, con grande frequenza, si accaniscono da più di un anno sugli stati della parte orientale. Fra gli ultimi giorni di febbraio ed i primi giorni di marzo una larga fascia del paese, dai deserti centrali alle verdi e popolate zone costiere del sudest, ha registrato precipitazioni comprese tra 50 e 200 mm, ma con alcuni picchi eccezionali, soprattutto nelle zone montuose, di oltre 300 mm. Il 5 marzo le violente piogge hanno nuovamente colpito il Queensland (Australia nord-orientale), settore costiero appena a nord di Brisbane, con ben 193 mm di pioggia a Nambour, 188 a Tewantin Park, 187 a Gympie Forestry, 155 a Toolara, 148 a Maroochydore, 102 a Beerburrum Forest.
13 MILA PERSONE EVACUATE DALLE LORO ABITAZIONI Tutte queste piogge hanno causato evacuazioni, con migliaia e migliaia di persone che hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni: lo stato più colpito dagli episodi alluvionali è risultato il Nuovo Galles del sud, ma le inondazioni si sono estese a sud nel Victoria e a nord nel Queensland. I danni, secondo le prime stime, superano il miliardo di dollari e l’emergenza non è ancora passata, con molti bacini fluviali e dighe ad alto rischio di tracimazione. Nei primi mesi del 2011 le inondazioni più disastrose avevano colpito il Queensland: secondo gli esperti l’elemento comune denominatore di tutta questa pioggia devastante sull’est dell’Australia è da ricercare nell’anomalia climatica ad ampia scala, ovvero la Niña che, fra alti e bassi, protrae la sua azione da quasi un anno e mezzo.
LA CAUSA CLIMATICA PRINCIPALE Rammentiamo che si è in presenza di Niña quando le temperature superficiali della porzione orientale dell’Oceano Pacifico sono più fredde del normale ed attualmente quest’anomalia permane ancora, seppure in fase di completa attenuazione. Di contro, in questi frangenti, le temperature della porzione ovest e del Pacifico risultano più calde del normale. Ci stiamo quindi riferendo alle aree marine adiacenti all’Australia e al Sudest Asiatico, ove dunque vi è maggiore energia che determina lunghe fasi perturbate. Il fenomeno opposto, ovvero El Niño, determina invece anomalie di tipo opposto con un tipo di clima decisamente più umido in Sud America. Non a caso, attualmente l’Argentina convive con scenari siccitosi.
PROSPETTIVE INCORAGGIANTI, LA FINE DELLA NINA Secondo il Servizio Meteo Australiano (Australian Bureau of Meteorology), l’andamento climatico che ha determinato le drammatiche inondazioni si va esaurendo, ma le acque degli oceani sul litorale orientale sono ancora abbastanza calde da poter generare intensi sistemi di bassa pressione: per questo il maltempo ha picchiato ancora duro negli ultimi tempi. Il fenomeno della Niña sta ora progressivamente cessando e le anomalie termiche sul Pacifico dovrebbero completamente colmarsi entro i prossimi 2-3 mesi: la speranza è che dunque anche il maltempo nelle zone martoriate dell’Australia allenti definitivamente la presa.