Sembrava irraggiungibile, invece il record del 2004 è stato superato. Da quasi due mesi e mezzo, la temperatura massima alla base americana Amundsen-Scott (2.836 m), ubicata al Polo Sud geografico, non supera i -50 °C. Ecco il confronto fra le due sequenze limite:
2004 = 71 giorni (22 giugno – 31 agosto)
2012 = 72 giorni (5 luglio – 14 settembre)
In 56 anni di osservazioni continue e complete, è la seconda volta che si oltrepassano i 70 giorni consecutivi: il che la dice lunga circa la rarità dell’evento. Sul Plateau Antartico infatti, avvezioni di remota natura oceanica, capaci di portare in alto i termometri, sono piuttosto frequenti durante il semestre freddo (aprile – settembre). Di norma, i valori si attestano tra i -50 °C e i -65 °C, con puntate minime fin verso i -75 °C (eccezionalmente a -80 °C) e massime a -40 °C e oltre. La soglia dei -50 °C rappresenta dunque una sorta di limite superiore per il permanere dell’inversione termica. Otto anni fa, un luglio straordinariamente freddo (-67,0 °C la media mensile, la più bassa del catalogo di Amundsen-Scott) determinò una sequenza mai registrata e che si riteneva avesse tempi di ritorno nell’ordine dei decenni. Evidentemente, l’ancor scarsa conoscenza del clima antartico non consente valutazioni di carattere oggettivo.
Quest’anno le medie mensili, pur inferiori alla normale, non denunciano scarti pronunciati come allora (nel 2004, luglio ebbe uno scostamento di -7,1 °C). Ecco il quadro (tra parentesi, lo scarto dalla normale):
luglio 2012 = -60,5 °C (-0,6 °C)
agosto 2012 = -62,7 °C (-3,1 °C)
Le cause primarie di questa situazione non sono ancora state indagate: tant’è che l’Antarctic Meteorological Research Center (Università del Wisconsin) ha in animo di finanziare una ricerca in tal senso, che potrebbe annoverare il contributo scientifico di Meteogiornale. Nel frattempo, la sequenza si allunga: anche se la vicinanza dell’equinozio (quest’anno, cadrà il 22 settembre), fa presumere che si sia ormai giunti agli sgoccioli.