La conferma della British Antarctic Survey non c’è ancora, ma i dati dell’Antarctic Meteorological Research Center potranno essere solo lievemente modificati. Al Polo Sud il gennaio appena concluso è stato il più caldo dal 1986, mentre la media estiva ha fatto segnare il massimo termico dal 1980-’81. Il valore della base Amundsen-Scott, nel primo mese del 2005 si pone tra i sette più elevati dell’archivio storico, come mostra la tabella seguente:
1958 -25,1 °C
1967 -24,7 °C
1971 -25,1 °C
1977 -25,1 °C
1981 -24,7 °C
1986 -26,2 °C
2005 -26,3 °C (standard Amrc)
Rispetto alla media 1957-2004, il gennaio 2005 si è posto a +1,9 °C. Gli estremi sono andati dai -17,9 °C del giorno 11 ai -35,2 °C del 27 e 28.
Venendo alla stagione estiva, intesa come bimestre dicembre – gennaio, quella 2004-’05 sta nelle prime cinque di sempre:
1957-’58 -25,1 °C
1966-’67 -25,6 °C
1976-’77 -25,3 °C
1980-’81 -24,9 °C
2004-’05 -25,6 °C
Come già segnalato (https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10085) nell’Antartide orientale potrebbe essere in atto una fase di inversione rispetto a quella fredda registrata almeno sino al 2001-’02. Lo spostamento del SAM (Southern Annular Mode), che sarebbe all’origine di un più vigoroso regime dei venti occidentali, tra gli anni Ottanta e il terzo millennio avrebbe determinato una caduta delle temperature nel cuore del continente, con una risposta positiva nella Penisola Antartica e in limitate aree costiere. I modelli climatici tuttavia, indicherebbero un riposizionamento del SAM con un conseguente «voltafaccia» (così Shindell, p. 1.4) delle temperature di superficie, destinate a una risalita che coinvolgerà l’intero emisfero australe.
Bibliografia:
D.T. Shindell, G.A. Schmidt, Southern Hemisphere climate response to ozone changes and greenhouse gas increases, in «Geophysical Research Letters», vol. 31, n.18 (2004), pp. 1.4-4.4.