Sono ormai trascorsi 704 giorni dall’ultima volta in cui i termometri sono saliti sopra ai -20 °C al Polo Sud geografico. Alla base americana Amundsen-Scott la soglia fu varcata l’1 gennaio 2007 (massima: -18,2 °C). Molto più lunga la sequenza della base russa Vostok, ubicata sul Plateau Antartico più estremo, poiché qui occorre risalire al 9 gennaio 2006 (-18,8 °C): sono dunque 1.060 giorni di temperature più basse.
Il tema dei valori estremi è stato più volte trattato ma, al di là degli aggiornamenti, nuovi elementi si sono nel frattempo imposti. Avendo infatti ottenuto dall’AARI (Arctic and Antarctic Research Institute) un’ampia sintesi dell’archivio storico di Vostok, si sono riscoperti dati misconosciuti dalla letteratura anglosassone di settore. Gran parte degli autori considera infatti il limite superiore della base russa quello fissato nel 1978 [Sinclair, p. 2234; Schwerdtfeger 1984, p. 30; Turner, p. 29]; ma, se si ordinano in una graduatoria i cinque giorni più caldi desunti dall’archivio storico fornito dall’AARI, emerge qualche sorpresa:
11 gennaio 2002 -12,2 °C
6 gennaio 1974 -13,3 °C
13 gennaio 2005 -14,6 °C
27 dicembre 1978 -15,7 °C
26 dicembre 1989 -16,0 °C
Il presunto record del 1978 occupa dunque solo la quarta posizione. Ora, lasciando perdere i dati cronologicamente successivi alla pubblicazione di certe opere (si veda bibliografia in calce), risulta evidente come quello del 1974 sia stato del tutto ignorato: tant’è che, descrivendo la situazione sinottica del dicembre 1978, che interessò anche il Polo Sud, si fece riferimento ai -21,0 °C (risalenti al 19 dicembre 1959) quale limite precedente [Sinclair, ib.].
Sul record del 2002, oltre a una lieve discrepanza fra l’archivio AARI (che fornisce un dato di -12,3 °C) e la stessa letteratura russa [Krichak, p. 6], esiste anche qualche perplessità: c’è il sospetto che esso derivi da una sovraesposizione del termometro, anche se la situazione sinottica di quel giorno è definita molto favorevole, in quanto caratterizzata da una caduta di neve fresca al suolo, fatto raro a Vostok, ma reso possibile da un evento di carattere ciclonico [Victor Lagun, comunicazione personale].
Questa precisazione riporta dunque alle possibili, e già discusse, sovrastime in fase di rilevamento, che in Antartide riguardano, per motivi diversi, sia le minime (sottostime, in tal caso) che le massime. Queste ultime possono essere influenzate, durante il periodo in cui il Sole si mantiene sopra l’orizzonte e in circostanze di calma di vento, dalla rifrazione dovuta all’albedo e dal riscaldamento indotto dalla radiazione solare sui ricoveri degli strumenti (capannine o altro, specie se non ventilate), con un errore che è stato calcolato in circa 2 °C o più [Schwerdtfeger 1970, p. 271].
Per tornare all’attualità, con dicembre è iniziata l’estate antartica e la più alta possibilità di temperature superiori ai -20 °C è concentrata fra il 10 dicembre e il 20 gennaio. Al Polo Sud geografico il giorno con la temperatura massima mediamente più alta è l’1 gennaio, quando si raggiungono i -24,0 °C (norma 1958-2002).
Bibliografia:
M.O. KRICHAK, Data of Aerometeorological Observations at the Russian Antarctic Stations, in V.V. LUKIN (editor), «State of Antarctic Environment» (Quarterly Bulletin n. 18), San Pietroburgo, 2002, pp. 3-17.
M.R. SINCLAIR, Record-High Temperatures in the Antarctic – A Synoptic Case Study, in «Monthly Weather Review», vol. 109, n. 10 (1981), pp. 2234-2242.
W. SCHWERDTFEGER, The Climate of the Antarctic, in S. ORVIG (a cura di), Climates of the Polar Regions (World Survey of Climatology), Amsterdam, 1970, vol. 14, pp. 253-355.
W. SCHWERDTFEGER, Weather and Climate of the Antarctic, Amsterdam, 1984.
J. TURNER, The Meteorology and Climatology of the Antarctic Plateau, in «Memorie della Società Astronomica Italiana», Supplementi, vol. 2, n. 26 (2003), pp. 26-31.
Sulle premesse a tali questioni si veda:
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=17223