“Dopo Alpha… Beta?” Così titolava un articolo pubblicato su MeteoGiornale a firma Michelangelo Nitti appena una settimana fa, che analizzava la circolazione atmosferica nell’emisfero boreale, favorevole alla nascita di nuovi uragani (https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=12178). E mai titolo fu più profetico!
Appena un giorno dopo la pubblicazione dell’articolo nasceva nel Mar dei Caraibi la 26° depressione tropicale di questa eccezionale stagione atlantica degli uragani, la quale, diventata tempesta tropicale il giorno successivo, esauriti ormai i nomi prestabiliti ad inizio anno, assumeva il nome Beta (seconda lettera dell’alfabeto greco).
Beta si rinforzava non troppo velocemente al largo delle coste nicaraguensi e veniva promossa ad uragano durante le prime ore del 29 ottobre. A questo punto la potenza di Beta aumentava vistosamente ed appena 24 ore dopo, ormai in procinto di abbattersi sul Nicaragua, era già diventata un uragano di 3° categoria, con venti sostenuti che soffiavano a 185 km/h.
Al momento dell’impatto sul Nicaragura Beta era un uragano di piccole dimensioni ma ancora molto potente (Categoria 2), con venti che soffiavano a 175 km/h. Immediatamente dopo il “landfall” l’uragano ha cominciato rapidamente a perdere forza, passando subito a categoria 1, quindi in poche ore a tempesta tropicale, e nel bollettino emesso nella serata di ieri (30 ottobre) a depressione tropicale, con la velocità del vento che in appena 18 ore è diminuita da 185 a 35 km/h e con la pressione minima centrale aumentata di 40 hPa.
Il centro nazionale degli uragani con sede a Miami, stima che Beta possa aver causato piogge torrenziali in tutta l’area compresa tra il Nicaragua, l’Honduras e la Costa Rica, la stessa interessata appena un mese fa dalla disastrosa tempesta tropicale Stan, con punte anche oltre i 500 mm, ma attualmente non abbiamo conferme di accumuli potenzialmente così pericolosi. Dovrà passare probabilmente qualche giorno per poter dare un resoconto preciso degli accumuli di pioggia e dei danni prodotti da Beta, su aree, sia per motivi geo-morfologici, sia per quelli legati alle condizioni di vita degli abitanti, molto esposte a questo tipo di intemperie.
Un’altra tempesta sta nel frattempo mettendo in allerta il sud-est asiatico. Kai-Tan, questo il suo nome, è un tifone al limite basso della 2° categoria; accompagnato da venti sostenuti fin oltre i 155 km/h e raffiche a 195 km/h, con onde alte fino a 7 metri, si sta dirigendo verso le coste settentrionali del Vietnam. Il tifone, secondo le previsioni attuali, è destinato a perdere forza già dalla giornata odierna, quando si troverà a percorrere una traiettoria parallela alla costa centro-settentrionale del Vietnam, per poi fare “landfall” probabilmente nei pressi di Dong Hoi come tempesta tropicale.
A fine settembre il Vietnam era stato già colpito dal tifone Damrey, che aveva causato inondazioni nella parte interna settentrionale della nazione.