Allagamenti, alberi sradicati, pali della luce divelti, tetti scoperchiati, danni a persone e cose dovuti alla grandine grossa, frane e smottamenti; questo è il pesante bilancio dell’ondata di maltempo che ha interessato l’Europa Centro-Settentrionale mentre l’Italia aveva a che fare con il caldo estremo e la calma piatta dell’anticiclone africano.
A partire dal 22 luglio scorso, una depressione sull’Atlantico settentrionale ha inviato una serie di sistemi frontali freddi verso il nostro continente, a nord delle Alpi. Ogni intenso fronte ha richiamato, in fase prefrontale, una risalita di roventi correnti mediterranee, le quali hanno fatto da combustibile all’aria fredda in arrivo. Il processo si è ripetuto diverse volte in 48 ore e su vastissime aree.
Sull’Europa Centrale, sulle Regioni alpine e su diversi paesi dell’Est europeo è un’estate marcatamente instabile e, pur a fronte di temperature non eccessivamente basse, il numero di giorni con pioggia è tale da poterla considerare una “non-estate”.
Particolarmente significativa la frequenza e la diffusione su larga scala dei fenomeni violenti, talvolta estremi; da questo punto di vista è la peggior estate da, almeno, 6 anni a questa parte.
Sono molti gli episodi che hanno visto la caduta di grandine dalle dimensioni eccezionali (8-12cm, già a partire da maggio), spesso in agglomerati di chicchi, ma, in qualche caso, si potrebbe parlare persino di chicchi singoli, il che evidenzia una ripetuta, estrema, potenza negli updrafts temporaleschi (ascesa verticale delle correnti calde) con pochi precedenti in Europa.
A fare gioco è sicuramente la latitanza dell’anticiclone delle Azzorre (apportatore di aria secca e stabile sull’Europa Occidentale) e la perseveranza di quello africano, il quale conduce masse d’aria bollenti verso il Mediterraneo, dove caricandosi in termini di umidità relativa, divengono delle vere e proprie bombe di energia potenziale in movimento ulteriore verso l’Europa continentale, richiamate, fin lì, da intense correnti meridionali prefrontali attivate da una profonda depressione islandese.
Le strade privilegiate di tali “bombe troposferiche”, con le configurazioni isobariche descritte, sono costituite dal Golfo del Leone, dal quale si mettono in movimento, in seno a flussi sud-occidentali, verso la Francia Centro-Orientale, la Svizzera, la Germania ed i Paesi Bassi, e dal Nord Adriatico, di qui, con moto più meridiano, verso l’Austria, la Repubblica Ceca, la Slovacchia e la Polonia.
Il giorno 23 luglio, con diffuse massime a 33-37°C in Francia, Germania e Austria, ci sono state numerose celle temporalesche sparse e tre intensi, complessi ed estesi sistemi multicella: nel primo sono state colpite la Francia nord-orientale e, soprattutto, il Belgio e alcune aree tedesche occidentali, con forti raffiche di vento (fino a 100km/h), pioggia torrenziale e grandine grossa; nel secondo, interessati lo Jura e l’Alta Savoia, in Francia, il Vaud, il Lago di Ginevra, il bernese e il Lago di Lucerna, in Svizzera, dove il fenomeno si è esaurito, dopo aver apportato precipitazioni con ratei massimi fino a 250mm/h e colpi di downburst oltre i 90km/h; la terza, infine, ha preso le mosse dalla Baviera orientale, per spingersi verso il Salisburghese, la Repubblica Ceca e la Polonia; in queste ultime due Nazioni vi sono state delle vere e proprie tempeste di vento con molte raffiche fino a 120km/h, provocate dalla forte risalita dell’aria calda sub-tropicale ed il disastroso ingresso “a cuneo” di quella più fredda atlantica nei bassi strati, con strage di alberi, tetti scoperchiati e pali della luce divelti.
Alla forte convergenza, confluenza e forzata sovrapposizione di flussi mediterraneo-africani ed atlantici si deve la terribile tempesta di pioggia, grandine e vento, tra Svizzera ed Austria del pomeriggio-sera del 23 luglio; essa ha causato gravissimi danni a molte infrastrutture ed alla flora, incendi in abitazioni a causa dei fulmini, strade e ferrovie bloccate dalla caduta di alberi a seguito di raffiche record di vento discendente (downburst) che hanno toccato i 137km/h.
L’Austria, in quest’estate molto instabile oltr’Alpe, è risultata spesso la Regione più colpita dal maltempo e dai fenomeni estremi.
Le configurazioni isobariche che favoriscono flussi oceanici sulla Germania e risalite africane sull’Adriatico e sui Balcani, sono le più produttive, in detti termini, per quanto riguarda questo Stato alpino che si viene a trovare nel punto di massima convergenza, di tutta Europa, tra flussi così diversi.
Ciò risulta facilitato dalla brusca discesa dell’arco alpino verso le pianure danubiane dove tale confluenza si presenta marcatissima anche al suolo.
Da sud o sud-ovest scivolano le correnti sub-tropicali, da nord ovest, a settentrione dei Tauri, dilagano le masse più fredde e dense di origine oceanica.
In quelle zone non vi sono ostacoli nel far incontrare, contemporaneamente ed a tutte le quote, l’afro-mediterraneo e l’Atlantico, il tutto enfatizzato dal surriscaldamento dei medio-bassi strati troposferici ad opera del “simil-Foehn” pre-frontale e dall’incanalamento, forzato e turbolento, dell’aria fredda nelle valli montane, la quale poi dilaga, “rotolando pesantemente” (è quello il moto dell’aria fredda di caduta, visto in sezione verticale), verso il Danubio.