Le isole Cook sono uno di quei paradisi tropicali da cartolina. 21 mila abitanti, una quindicina di isole sparpagliate su un territorio vasto come l’India, l’arcipelago è un territorio liberamente associato con la Nuova Zelanda. Territorio che se la sta passando un po’ male questi giorni: infatti si è trovato sul percorso del ciclone Meena, che con venti a 250 chilometri orari ha spazzato le coste, dirigendosi poi in mare aperto.
Domenica, in serata, il ciclone era a 160 chilometri a nord di Aitutaki e a 280 da Rarotonga, movendosi verso sud alla velocità di 20 chilometri all’ora. Le Cook si preparavano all’impatto; a detta del Centro nazionale delle operazioni di emergenza, Meena doveva avere circa il doppio della forza del ciclone Sally, uno dei più violenti, che ha colpito le isole Cook nel 1987.
Fortunatamente, le isole sono state solo parzialmente toccate dalla furia di Meena, che ha cambiato all’ultimo la propria traiettoria. La tempesta ha sfiorato le isole principali, Rarotonga e Aitutake sollevando onde di nove metri, distruggendo vari edifici vicino alle spiagge e devastando le strade. Tuttavia, non ci sono state vittime. La popolazione di Rarotonga e di Aitu (rispettivamente, 12 mila e 3 mila abitanti) si era preparata, rinforzando le abitazioni e spostandosi in sette rifugi sulle alture al centro delle isole. Anche i turisti, circa 300 erano stati evacuati. L’aeroporto principale è già stato riaperto, dopo che la compagnia nazionale aveva spostato i propri aerei per evitare danni. Nella capitale Avarua sono già iniziate le opere di pulizia e ricostruzione.
E’ stato così scongiurato il pericolo che si ripetesse il disastro del 1997, quando un altro ciclone, Martin, fece 19 vittime sull’atollo di Manihiki.
L’allarme è rimasto alto ancora ieri per quattro isole ancora in pericolo, Mangaia, Mauke, Mitiaro e Atiutare, ma ormai sembra che anche qui il peggio sia passato.