Nelle ultime settimane, fra le aree degli USA dove maggiormente ha colpito il grande caldo figura sicuramente il Texas, certamente abituato per la sua posizione a notevoli episodi dal clima rovente. Nella zona di Dallas le temperature nel corso degli ultimi 30 giorni hanno però sempre misurato valori massimi uguali o superiori ai 100°F (circa 38°C). Non si tratta infatti una situazione del tutto insolita, anche se la persistenza è certamente anomala: è stata infatti battuta la serie più lunga di 28 giorni consecutivi di caldo così rovente che risaliva al 1998.
A differenza di molte altre zone degli Stati Uniti, il Texas sta altresì risentendo di un pesantemente trend siccitoso, definito a dir poco eccezionale dagli esperti. La necessità di pioggia diventa quindi impellente e almeno alcune aree del Texas potrebbero essere presto “accontentate”, in quanto si sta avvicinando dal Golfo del Messico la tempesta tropicale denominata “Don”. Troppa pioggia che cade tutta insieme potrebbe risultare inutile e favorire persino inondazioni, anche se il commissario dell’Agricoltura auspica che questo possa essere solo il primo di una serie di eventi piovosi che possano rompere la morsa di questa siccità devastante.
La tempesta, con venti che soffiano in media a circa 80 chilometri all’ora, si trova a circa 165 miglia ad est di Brownsville, con le propaggini periferiche piovose che si sono ormai avvicinate alla linea di costa. Un rafforzamento ulteriore dell’intensità della tempesta (30% di possibilità che possa raggiungere lo status di uragano di categoria 1) sul Golfo è assai probabile prima dello sfondamento verso la costa (landfall) atteso entro le prossime 18 ore, dopodiché dovrebbe seguire un costantemente indebolimento. L’impatto dovrebbe avvenire tra Brownsville e Corpus Christi, con sorvolamento di tutta la punta meridionale del Texas (dove sono attesi accumuli pluviometrici localmente di 100-150 mm di pioggia, con punte di 170 mm in aree isolate) prima di entrare nello stato messicano di Coahuila: gli avvisi di tempesta tropicale vengono costantemente rilanciati da Galveston Island fino al confine messicano.
Questi eventi meteorologici, per quanto non possano certo raggiungere la forza degli uragani più potenti, sono monitorati con attenzione perché rappresentano una minaccia per gli interessi del petrolio nel Golfo, che ospita oltre il 30% dell’intera produzione di petrolio degli Stati Uniti ed il 7% della produzione di gas naturale. In via precauzionale si è proceduto a fermare la produzione su alcuni giacimenti petroliferi, attendendo la tempesta. Gli Stati Uniti non vengono colpiti da una tempesta tropicale dai tempi di Bonnie, quando colpì la Florida nel luglio 2010. L’ultimo uragano a fare landfall negli Stati Uniti era stato Ike, una tempesta di categoria 2, in Texas nel 2008.