Il tifone Evan ha colpito le isole Figi, nel Pacifico Meridionale, tra lunedì 17 e martedì 18 dicembre, con venti fino a 270 km/h, causando danni gravi ed estesi, inondazioni, estesi blackout elettrici e il blocco del traffico aereo. Non si contano i tetti divelti e gli alberi abbattuti.
Oltre 3500 persone, in parte sfollati da aree inondate, in parte evacuate dai villaggi costieri minacciati dalla storm surge, hanno trascorso la notte tra lunedì e martedì nei rifugi di emergenza allestiti per l’occasione nell’arcipelago-stato, dove Evan è stato il peggior tifone degli ultimi 20 anni. Come accennato, vi sono stati estesi allagamenti, alcune abitazioni sono state distrutte e molte strade e ponti sono stati danneggiati.
Le piogge sono state intense, anche 200 mm in 24 ore in alcune zone delle principali isole dell’arcipelago, ovvero Vanua Levu e Viti Levu, i cui settori nordoccidentali sono stati i più colpiti dal tifone. Tra le stazioni WMO, segnaliamo, nelle 24 ore comprese tra le 0 GMT di lunedì e la stessa ora di martedì, 128 mm a Rakiraki (caduti tutti nelle prime 18 ore, 90 tra le 0 e le 6 GMT), 97 a Nandi, 95 a Viwa Island, 77 a Vunisea. A Rakiraki erano già caduti 116 mm nelle 18 ore precedenti.
Evan è transitato come “categoria 4” in vicinanza delle due isole citate, avvicinandosi moltissimo alle coste con il centro di bassa pressione, ma senza fare un vero e proprio “landfall”, fatto che ha permesso alla tempesta di mantenere sostanzialmente invariata la sua potenza distruttrice nel suo passaggio presso l’arcipelago.
Al momento non si segnalano vittime, contrariamente a quanto era accaduto nelle isole Samoa, dove Evan aveva colpito duro nei giorni precedenti (pur essendo solo un “categoria 1”), causando almeno 4 morti, ma il bilancio potrebbe aggravarsi, visto che si contano una decina di dispersi.