La grandine è un tipo di precipitazione più frequente in primavera ed estate. Quest’ultima è la stagione grandinigena per eccellenza, almeno sul Nord Italia, anche se non in termini di frequenza: per via del maggior calore, le grandinate possono avere risvolti purtroppo assai dannosi. La grandine di maggiore dimensione si sviluppa in condizioni climatiche relativamente calde, con forte riscaldamento del suolo che esalta le correnti ascensionali. I danni più o meno rilevanti non sono proporzionali solamente alla dimensione del chicco, ma dipendono da una somma d’altri fattori. Queste variabili sono cinque e sono costituite da: dimensione del chicco di grandine; velocità di caduta del chicco; durezza del chicco; forma del chicco; orientamento della traiettoria di caduta del chicco. I chicchi possono peraltro assumere le forme più disparate.
Sono le correnti ascensionali ad alimentare la nube temporalesca, con venti che possono arrivare anche ad oltre 100 km/h. Le correnti ascensionali trattengono sospesi in cielo, all’interno della nube, i fenomeni meteorici come pioggia, neve, grandine. Il chicco di grandine viene spinto verso l’alto per poi precipitare verso il basso per gravità o venti discendenti, fin sotto la linea di congelamento dell’acqua. Il chicco di grandine, gelato, si bagna per la presenza di particelle di acqua o vapore, ma poi viene condotto di nuovo verso un corridoio di correnti ascensionali e si congela aumentando di dimensione. Il chicco di grandine compie molti cicli, salendo e scendendo in atmosfera, e quando è diventato sufficientemente grosso non è più sostenuto dall’aria e precipita a terra, ma il momento in cui questo avviene dipende dalla forza delle correnti ascensionali.