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CITTA’ BLOCCATA – Harbin è una metropoli cinese famosa per il Festival Internazionale del ghiaccio e della neve, ma in questi giorni è salita alla ribalta della cronaca mondiale per gli eccezionali livelli d’inquinamento raggiunti: è bastata l’accensione dei sistemi di riscaldamento pubblico, in vista dell’imminente rigido inverno, per far schizzare alle stelle il livello di PM 2.5, che ha raggiunto mediamente sull’area metropolitana valori di 500 µm con punte in alcuni quartieri di 1.000 µm (microgrammi al metrocubo). Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale per la sanità, oltre 25 c’è inquinamento, oltre 300 i rischi per la salute sono molto gravi. Nelle ultime 24 ore si è registrato un lieve miglioramento, ma l’inquinamento atmosferico supera di trenta volte il tetto indicato dall’OMS.
METROPOLI FANTASMA – Non è esagerato parlare di città chiusa per l’inquinamento, con visibilità in alcuni momenti scesa fino a 10 metri per la coltre di nebbia sommata alle polveri inquinanti: le scuole sono rimaste chiuse così come alcuni uffici pubblici, ma anche l’aeroporto e la rete dei trasporti su strada funzionano in modo ridotto a singhiozzo. Chi può ha evitato di uscire di casa, tanto che le strade sono appare pressoché deserte anche in pieno giorno: quelli che escono a piedi lo hanno fatto muniti di apposite mascherine, una situazione davvero insostenibile per questa cappa d’inquinamento che è stata ribattezza sulla stampa con il nome di “Airpocalypse”. L’aria si presenta così invivibile che, secondo quanto riportato da testimonianze locali, si prova persino dolore quando si respira.