Da molti giorni Ophelia staziona al largo della costa atlantica degli USA, prima come tempesta tropicale di fronte la Florida, poi promosso ad uragano nei pressi dei due stati della Carolina.
L’ultimo bollettino del NHC situa Ophelia a 32.8° di latitudine nord e 77.9° di longitudine ovest; con un minimo di pressione di 982 hPa, un diametro dell’occhio di circa 70 km, è accompagnato da venti sostenuti a 120 km/h. Un’allerta uragano è in corso tra la foce del Santee River in South Carolina e Oregon Inlet in North Carolina, inclusa Pamlico Sound. Ciò significa che in questa area condizioni da uragano sono attese entro le prossime 24 ore. Molto più vasta la porzione di costa in cui sono attese condizioni da tempesta tropicale (con venti solo lievemente meno intensi) o in cui condizioni da uragano possono manifestarsi entro le prossime 36 ore.
Le previsioni indicano Ophelia in lento spostamento verso nord ovest e, in quanto a forza, stazionario o in lievissimo incremento fino al 16 settembre e in decremento dal giorno 17. Vi è al momento circa il 50% di probabilità che il centro dell’uragano possa passare tra la serata di oggi mercoledì 14 settembre e la mattinata del 15 settembre entro circa 100 km dalle località di Myrtle Beach e Wilmington. Localmente Ophelia potrebbe provocare piogge molto intense, con accumuli fino a 200 mm in poche ore e non sono escluse condizioni favorevoli allo sviluppo di isolati tornadoes.
Alcune evacuzioni di contee sono già state ordinate in North Carolina e la Guarda Nazionale è pronta a fronteggiare l’emergenza.
Nel frattempo una depressione tropicale si è sviluppata nel Pacifico orientale e si trova attualmente circa a metà strada tra le Isole Hawaii e le coste dell’America Centrale. Non è previsto che Ten-E – questo l’attuale nome della depressione – interessi terre emerse almeno per i prossimi giorni, ma le proiezioni indicano che presto dovrebbe essere promossa a tempesta tropicale. Ten-E al momento non preoccupa, ma è un sistema da tenere monitorato.
Dalla parte opposta del Pacifico, sul lato asiatico, si contano i danni di Khanun. Khanun ha interessato prima l’arcipelago giapponese delle Ryukyu, causandovi pesanti precipitazioni, quindi la provincia cinese dello Zhejiang, investita da venti a 155 km/h e da piogge molto copiose. Centinaia di migliaia le persone evacuate dalle autorità cinesi, 14, secondo le agenzie di stampa, le vittime. Khanun ha interessato anche la città di Shanghai, il polo economico della Cina, dove per precauzione sono stati chiusi uffici e scuole, ed entrambi gli aeroporti della città. Gli effetti di Khanun si sono fatti sentire fin sulla costa nord della Cina, dove a Qingdao il giorno 12 sono caduti 106 mm di pioggia, e nei cui pressi, infatti, il tifone si è dissipato.