Non sono esattamente gli eventi che l’immaginario collettivo attribuisce al Natale quelli che si stanno verificando in queste ore in Italia. Dal caldo fuori stagione del Centro-Sud, alla pioggia che sulle Alpi cade a tratti anche oltre i 2000 metri di quota e che fonde la neve caduta nei giorni precedenti, ai nubifragi che si stanno abbattendo su Liguria, Toscana settentrionale e regioni prealpine.
In Liguria i quantitativi di pioggia negli ultimi 3 giorni sono stati enormi. In alta Val d’Aveto, nella zona di Rezzoaglio, nelle ultime 60 ore sono caduti circa 570 mm di pioggia, mentre solo il 20 dicembre il termometro era sceso sotto i -20°C! A Barbagelata, sullo spartiacque tra le valli Trebbia, Aveto e Fontanabuona sempre in 60 ore l’accumulo è stato superiore ai 500 mm. Piogge molto intense anche in tutta la Val di Vara: 320 mm a Sesta Godano, 300 a Pavidarma, 260 a Varese Ligure, e a Piana Battolla, alla confluenza tra Vara e Magra, ben 390 mm. E’ proprio nella zona della foce del Magra che c’è la situazione di maggiore emergenza, col fiume uscito dagli argini e 600 persone evacuate nel comune di Ameglia. Più a monte, in Lunigiana, e siamo passati in Toscana, il fiume ha infatti dovuto raccogliere le fortissime piogge del Passo della Cisa, pari a 390 mm, e in tutta l’Alta Lunigiana, da Villafranca in Lunigiana verso Nord, gli accumuli sono superiori ai 300 mm.
L’altra situazione di rischio si ha nel bacino del Serchio, il fiume che scende dalla Garfagnana, attraversa Lucca e sfocia nel pisano nella zona di Migliarino. Il Serchio ha rotto gli argini nella zona di Lucca e poco prima della foce, anche in questo caso a seguito delle fortissime piogge che da un paio di giorni interessano la zona, insieme alla rapida fusione delle nevi presenti in Appennino. Gli accumuli nelle ultime 36 ore sono anche in questo caso elevatissimi: 342 mm a Orto di Donna, 270 mm a Pian di Novello, 252 a Monte Romecchio e diverse altre località superano i 200 mm. Sono 500 le famiglie evacuate nella zona. Disagi sono segnalati anche nella zona di Prato.
Situazione non facile nemmeno in Versilia, con accumuli che hanno superato i 200 mm a Pomezzana e toccato i 190 mm a Cardoso. Sono le zone già vittime della disastrosa alluvione del 1996.
Tornando in Liguria si segnalano molti danni per frane e smottamenti nell’estremo ponente, con interruzione dell’Aurelia nei pressi di Capo Mele e famiglie evacuate a Ceriana, nell’entroterra sanremasco. Proprio a Ceriana si sono avute piogge intensissime, oltre 250 mm nelle ultime 72 ore, a Triora 210 mm, e sulla Riviera, a Ventimiglia, Sanremo, Imperia e Alassio gli accumuli sono stati compresi tra i 140 e i 180 mm, elevatissimi considerando che è la zona statisticamente meno piovosa della Liguria.
Ha piovuto molto anche a Genova, ma non in modo da creare problemi seri, i 140 mm caduti negli ultimi tre giorni sul capoluogo ligure rientrano infatti nella normalità, e portano il totale annuo a superare i 1600 mm.
Fortunatamente sia in Liguria che in Alta Toscana i fenomeni sono ormai in via di cessazione.
Passando alla Lombardia, si evidenzia come ieri abbia piovuto fino a quote superiori ai 2000 metri, e persino nella freddissima Livigno sia caduta pioggia mista a neve. Il rapido disgelo, insieme alle piogge, è anche qui causa di situazioni a rischio. Frane e smottamenti sono segnalati in Valle Camonica, ma al momento non ci sono notizie di esondazione di fiumi. La quota neve dovrebbe comunque tendere al ribasso nelle prossime ore.
Fortissime le piogge che si stanno abbattendo anche in Friuli, a Musi nelle ultime 36 ore sono caduti quasi 400 mm. Sebbene sia la zona più piovosa d’Italia si tratta ugualmente di quantitativi elevatissimi. Molto intense le precipitazioni anche nelle Prealpi Giuliane, e nel goriziano si segnala ieri l’esondazione dell’Isonzo.
Le esondazioni dei fiumi, oltre che dalle piogge forti e persistenti, fuori dall’ordinario, che stanno interessando da alcuni giorni il Nord Italia, e dalla rapida fusione della neve a causa delle elevate temperature, sono favorite anche dalla difficoltà delle acque a defluire alla foce, causa i persistenti venti di scirocco o libeccio che stanno favorendo anche l’eccezionale fenomeno di acqua alta in atto a Venezia. Per il terzo giorno consecutivo la città lagunare sarà sommersa dalle acque, con picco registrato in nottata di 145 cm, il più elevato dell’anno e l’ottavo di sempre.
Tutt’altra situazione al Sud e sul versante adriatico del Centro, dove non fanno notizia le piogge ma le elevatissime temperature che si sono registrate negli ultimi giorni. A Palermo negli ultimi due giorni si sono registrate massime di +25.3°C e +24.9°C, con la minima che ha faticato a scendere sotto i 20 gradi. Sopra i 25 gradi è andata anche Pescara, che però ha un record dicembrino di addirittura 28 gradi, ed anche oggi sono molte le località del Centro-Sud che hanno già superato i 20 gradi: si segnalano i 24 gradi di Termoli, i 23 di Pescara, i 22 di Falconara, Lamezia Terme e Palermo.
E insieme alle temperature elevate, forti venti da Sud/Ovest, a tratti da burrasca, stanno interessando tutta l’Italia insulare e peninsulare, con raffiche che potrebbero superare i 100 km/h nelle valli adriatiche di Abruzzo e Marche, ma anche, causa foehn, nelle valli del Piemonte occidentale. Autentiche tempeste di vento che nella notte hanno imperversato anche in Sardegna, nel cagliaritano, con raffiche stimate oltre i 130 km/h.
E’ una situazione davvero anomala quella che ha visto prima il Nord Italia congelato sotto una delle maggiori ondate di freddo e neve degli ultimi 20 anni, con temperature che in talune zone del Friuli non si registravano dal 1929, e poi di colpo, tutta Italia sotto l’influsso caldo dei venti di libeccio e scirocco, ma con la resistenza di sacche di freddo su valli e pianure padane. Un autentico salto mortale che ha causato prima estesi fenomeni di gelicidio, poi piogge fino in alta montagna, e regalato uno dei Natali più caldi della storia meteorologica italiana.
Tale situazione di disagio ha però le ore contate. E’ previsto a partire dalla serata odierna un cambio di circolazione, la cessazione dei forti venti, un abbassamento di temperatura che interesserà domani anche l’estremo Sud, e poi il ritorno delle piogge su tutto il settore appenninico, ma questa volta con quota neve, specialmente sull’Appennino Settentrionale, molto più bassa.