Con il termine dialettale di “Buriana”, nelle Marche, viene chiamata la classica bufera di neve portata dal gelido vento di Nord-Est, proveniente dalla lontana Siberia, il “Burian” appunto. E’ interessante constatare come una tipica locuzione in lingua russa, identificativa di un vento, sia stata poi “assimilata” nel gergo popolare marchigiano e tutto ciò da secoli! Mentre a Trieste ed in Friuli lo stesso vento viene chiamato “Bora” e tutti e tre derivano a loro volta dal latino e dal greco “boreas”, “settentrione”, identificante un vento forte e freddo proveniente da Nord-NordEst, che determina, ovviamente, sul mare Adriatico una “burrasca”, termine questo derivante dal veneto “borasca”, “proprio della Bora” ecc… E si potrebbe continuare con il francese “Mistral” derivato dal “Maestrale”, cioè il vento “maestro”, “principale” ecc…, a dimostrazione di quanto la meteorologia sia da sempre un fenomeno “globalizzato”, perché l’aria non si ferma certo ai confini politici ed amministrativi!
Ma torniamo alla nostra “buriana”. Da stanotte è tornata a “fischiare” negli infissi delle case dei marchigiani, anche se, finora, si è trattato di un episodio modesto, come se ne verificano in media nelle Marche almeno 2 o 3 volte durante la stagione invernale. La “buriana”, se ci si mette, può fare certamente paura e produrre seri danni, come un ultimo dell’anno di circa 25 anni fa quando una bufera con raffiche fortissime riuscì ad abbattere perfino i pali dell’energia elettrica, gettando al buio per diversi giorni buona parte dell’entroterra delle Marche e rovinando il Capodanno a migliaia e migliaia di marchigiani!
Per arrivare, più recentemente, al “nevone” del dicembre 1996, quando un’eccezionale ondata di “burian” sommerse con oltre un metro di neve località come Cerreto d’Esi o Matelica situate ad appena 300 metri s.l.m.!
Stavolta, invece, la “buriana” si è limitata a portare la “miseria” di appena 5 cm. di neve “secca”, “asciutta”, detta anche dagli sciatori “farinosa”, perché somigliante alla farina. Questo perché l’aria fredda non ha fatto in tempo ad umidificarsi, tanto era gelida la sua origine. Il destino ha voluto che questo evento iniziasse proprio il 23 gennaio, ad un anno esatto dal “nevone” del gennaio 2005, quando le stesse località dell’entroterra marchigiano dove risiedo vennero interessate, quasi ininterrottamente, da una settimana di copiose precipitazioni nevose, che le “seppellirono” sotto una coltre di neve alta in media un metro e mezzo ai 350 m.s.l.m., ma con punte di tre metri ed oltre ad appena 700 m.s.l.m.!!!
Questo, però, è il solo dato che accomuna i due eventi, perché allora si trattò di aria artico-marittima, che produsse una neve molto più “acquosa” e quindi “pesante”, in quanto contenente maggiore umidità e che produsse molti danni ai tetti delle case, alle coperture delle fabbriche ed ai rami degli alberi. Ciò che potrebbe verificarsi, secondo le previsioni, tra qualche giorno, quando un poderoso affondo di questo tipo di aria investirà il Mediterraneo dalla porta del Rodano, generando un vortice di Bassa Pressione. Ma molto dipenderà da dove questo vortice si posizionerà. L’anno scorso, infatti, stazionò, in maniera anomala, per una settimana sul basso Adriatico e fu la causa, come detto, delle eccezionali nevicate sulle Marche, soprattutto per l’effetto “stau” prodotto dall’Appennino.