LA CALMA DOPO LA TEMPESTA, ma nulla è più come prima Dopo una prima metà di settembre insolitamente calda, gli effetti del repentino passaggio perturbato degli ultimi giorni si sono fatti sentire soprattutto per via del brusco calo termico che è seguito, a causa dell’afflusso di masse d’aria fredda dal Nord Europa. Nella scorsa notte, complice il ritorno a cieli sereni con venti deboli o assenti, le temperature sono scese in picchiata: gli effetti si sono ampiamente percepiti anche in pianura, dove i valori si sono assestati prossimi ai 10 gradi, anche se sulla Bassa Lombardia non sono mancati i primi valori ad una cifra. Il calo termico è stato accentuato per effetto della presenza d’aria secca nei bassi strati, affluita sotto forma di venti di foehn.
Le ripercussioni maggiori del raffreddamento si sono però avuti sulle aree di montagna e limitrofe: ad Aosta la colonnina di mercurio è scesa fino a 4 gradi, mentre a Tarvisio (lato opposto alpino, in Friuli) la minima è stata di +5.8°C, ma i valori più eclatanti si sono misurati soprattutto in Alto Adige, dove un contributo notevole è stato dato dall’effetto albedo per il manto nevoso presente fino a quote prossime ai 1000 metri.
Non a caso, in Val Pusteria Dobbiaco è scesa attorno allo zero, ma ieri aveva avuto un’inaspettata ed abbondante nevicata, così come Livigno. Gli scorci offerti nelle prime ore mattutine erano magnifici, dal sapore prettamente invernale, con gran parte della neve, caduta il giorno prima, rimasta ancora integra prima che il sole ancora forte settembrino riducesse non poco il bianco candore. D’altronde la neve a settembre è un po’ come quella marzolina, che dura dalla sera alla mattina