Il mese di luglio sull’Italia, secondo i dati elaborati dal CNR, è stato dominato da un andamento termico rigorosamente orientato verso il caldo, tanto da chiudere con una media nel complesso di +1,85°C al di sopra rispetto al periodo compreso dal ’71 al 2000. Si tratterebbe del sesto mese più caldo addirittura dalle serie storiche del 1800, ma i dati di reanalisi del NOAA smorzano in parte questi dati prefigurando un’anomalia di +1,29°C rispetto allo stesso periodo trentennale di riferimento.
Nel dettaglio, le maggiori anomalie termiche hanno interessato le regioni centro-settentrionali, più marcate soprattutto sul Nord-Ovest e su parte della Sardegna (+2,5°C/+3,0°C rispetto ai valori tipici mensili). Molto meno esposto al caldo il Sud Peninsulare (e la Sicilia), dove le anomalie sono state molto più contenute nell’ordine dei +1/+1,5°C: ciò non deve sorprendere, in quanto sono mancate le tipiche vampate intense di calore provenienti dall’entroterra libico ed algerino.
A far la differenza sono dunque stati gli scenari costantemente anticiclonici (nonostante qualche parentesi instabili, tanto che non sono mancate situazioni piovose, nel complesso normali), a lunghi tratti supportati da afflussi di masse d’aria provenienza sub-tropicale, ma senza avvezioni calde particolarmente robuste. La lunga persistenza del caldo ha dunque dominato la scena e non si sono misurati nuovi record termici, peraltro nemmeno avvicinati: ha fatto eccezione la sola Genova, dove la stazione aeroportuale ha fatto registrare il 18 luglio una massima di +35.6°C, battendo il precedente record di +35.4°C registrato due volte, nel luglio 1971 e nell’agosto 1990.