Sono le 2.06 di lunedì 22 febbraio quando il suono di un allarme mi sveglia, solo 2 ore dopo che mi ero coricato, tenuto sveglio fino a tardi dalla voglia di neve e quindi dalla spasmodica ricerca fra forum, radar, satelliti e … lampione di un segnale che confermasse quella speranza che da qualche giorno riponevo in questa notte per vedere finalmente Migliarino imbiancata, cosa che non mi è ancora riuscita in 13 anni di attesa.
Già, abito qui dall’estate 1992 e da allora ho potuto ammirare solo il turbinio di piccoli fiocchi portati da un vento ululante la sera del 13 dicembre 2001, fiocchi che smisero di cadere proprio quando finalmente cominciavano ad attecchire, perdendomi poi per settimana bianca i rovesci di neve tonda o graupel del 29 gennaio 2004, che peraltro lasciarono chiazze bianche a terra ma non ce la fecero a rendere il paesaggio completamente innevato. Per il resto nulla, solo pochi fiocchi dispersi nella pioggia prevalente un 3-4 volte, ricordo ad esempio il pomeriggio del 13 dicembre 1995 e una sera di fine febbraio del 2001.
Ma torniamo all’allarme che suona alle 2.06. Il sonno è pesante, mi sveglio, guardo con mezz’occhio l’ora ma mi manca la forza di alzarmi. E’mia moglie che, volendo verificare se l’allarme riguarda una delle case dei nostri vicini (da quando vi fu nella zona, anni fa, un’ondata di furti, ogni suono del genere, specie se notturno, non viene trascurato, anche se la maggior parte sono poi falsi allarmi), riesce a trovare le energie per andare alla finestra ed aprirla. Pochi secondi dopo, mentre già sto per scivolare di nuovo nel sonno, mi arriva la sua voce: “Giovanni, c’è la neve!”
Le energie arrivano subito, come per miracolo. Sono in piedi in un attimo, e in pochi secondi studio la situazione fuori, con un innevamento quasi totale (strade e marciapiedi in parte esclusi) di poco più di 1 cm, senza che la neve cada più (purtroppo) e quella termica (la Oregon mi segnala 0,8°C, due ore prima erano 2,2°C e neppure tre ore prima 3,5°C). Un’altra frazione di secondo e sono a precipitarmi a prendere la digitale, si è impadronito di me una sorta di terrore che questo spettacolo, così lungamente atteso, possa svanire troppo in fretta.
Presa qualche immagine notturna della neve intonsa, splendida, torno a letto, addormentandomi felice come un bimbo, con negli occhi quello spettacolo che tante volte avevo invano sognato di ammirare.
Non posso dire di essere rimasto sorpreso. La sera precedente, infatti, il tam-tam dei forum mi aveva informato che intorno alle 23 aveva iniziato a nevicare a Livorno e che verso le 23.30 i primi fiocchi avevano iniziato a volteggiare, dapprima sparuta minoranza, poi via via sempre più schiacciante maggioranza rispetto alla pioggia di cui andavano prendendo il posto, a Pisa, dove tra mezzanotte e le due sono caduti 4 cm (un po’ meno a San Giusto, come ci ha segnalato l’amico Alessandro), rendendo fiabesco il paesaggio di Piazza dei Miracoli.
E quel mio termometro che, bloccato poco sopra i 4°C per tutto il pomeriggio e la serata, aveva iniziato bruscamente a scendere intorno alle 23, giusto in coincidenza con il momento in cui la pioviggine che cadeva già da un paio d’ore era riuscita a diventare pioggia, mi aveva fatto dire “forse ci siamo”.
E come si fa a non sperarci, quando i 3,9° C delle 23 diventano 3,5°C 15 minuti dopo per poi scendere rapidamente a 2,4°C alle 23.50, ora in cui avevo spento il Pc? E la speranza si era rafforzata proprio all’ultima occhiata al lampione, alle 24, quando finalmente erano apparsi i primi fiocchi, mentre il termometro aveva perso altri due decimi?
Dalle 2.06 saltiamo alle 7. Suona la sveglia e di corsa vado alla finestra. Il primo momento è di delusione. C’è una scena che solo 7 ore prima mi avrebbe entusiasmato: tetti, auto, campi e giardini sono ancora bianchi ma le strade no e sul corrimano del balcone il centimetro abbondante si è ridotto a molto meno di mezzo cm. Dopo la “visione” del cuore della notte questa sembra poca cosa. E’coperto, ma ci sono 1,2°C, sembra sia finita qui.
Sono incerto se svegliare in anticipo il bimbo, poi decido per il no. Quel che c’è lo può vedere benissimo anche tra mezz’ora. Ma mentre sono a lavarmi i denti, l’occhio sbircia di sfuggita fuori dalla finestra e li vede … si, riecco i fiocchi: piccoli, bagnati, ma piuttosto fitti e comunque a Migliarino non si può fare tanto i difficili, è neve e tanto basta.
E allora vai a svegliare il pargolo, a dirgli “nevica!”, a vederlo saltare giù dal letto e correre come un fulmine alla finestra.
E il papà intanto si veste, prende la digitale e va a fare un altro giro di foto. Mamma come è poco il tempo, vorrei sentire gli amici, guardare al Pc, ma non ho tempo, faccio colazione “strabico”, con un occhio a quel che ho sul tavolo e l’altro alla finestra dove i fiocchi si ingrossano e accennano a infittirsi.
7.40: e l’ora che inforco la bici per arrivare alla fermata della Lazzi, che mi porta al lavoro a Viareggio, fermata che è sull’Aurelia, a 600 metri da casa mia. Che bello andare in bicicletta sotto la nevicata, con i fiocchi, ora anche un po’ più asciutti, che si fermano sulla giacca a vento. Ancora più bello quando, a metà strada, i fiocchi diventano più fitti e già sulle auto “sgombre”, quelle che magari nella notte erano “al chiuso”, si forma il velo di neve nuova. Bellissimo, ma un po’ complicato, l’ultimo minuto di viaggio: è bufera, la nevicata è fitta, ci vedo male per i fiocchi che il vento mi sbatte negli occhi, ma non mi interessa.
Fermo e chiudo la bici mentre nevica bene. Il sellino mi si imbianca in un paio di minuti, e ridiventa bianco tutto il resto, escluse le strade bagnate dalla neve della notte scioltasi. La digitale lavora ancora un po’ mentre aspetto il bus e posso ammirare un po’ lo spettacolo.
Arriva il bus, che prosegue il suo viaggio nella bufera. All’uscita Pisa Nord la nevicata è ancora più fitta: tutto è bianco e il tergi fatica a tenere il parabrezza libero. Dopo il passaggio a livello della Costanza arriva il risveglio dal sogno: nevica più piano, la neve a terra è poca e diminuisce man mano che si procede verso Torre del Lago. Al bivio tra la variante Aurelia e la vecchia SS1 che gira a sinistra verso Torre del Lago la precipitazione è cessata, a terra non c’è quasi nulla e il “quasi” se ne va poche centinaia di metri più avanti.
Viareggio, anche in questa notte “speciale”, ha confermato la sua idiosincrasia alla Dama Bianca. Anche nell’ultima occasione di neve con accumulo a Pisa, il 6 febbraio 1991, i 6 cm della città della Torre (dove allora abitavo), caduti in un temporale nevoso del primo mattino, furono 3-4 a Migliarino, dove transitai diretto al lavoro, diventando man mano tracce avvicinandomi a Viareggio.
E allora la “mia” nevicata di questo 21 febbraio 2005, che speriamo sia meno “storica” della precedente (ovvero che non si debba aspettare altri 14 anni), prosegue per telefono. Chiamo mia moglie alle 9.20 e mi fa piacere, ma anche un po’ soffrire, sapere che un mezzo cm di neve si è ridepositato grazie alla continuazione della nevicata fino verso le 9-9.10, con la temperatura tornata temporaneamente giù, fino a 0,8°C.
E Viareggio? Beh, tutta la mia giornata lavorativa è stato un vedere fiocchi, sempre però dispersi in pioggia largamente prevalente, alternati a schiarite, sotto un vento “diaccio” tornato da nordest, dopo il libeccio freddo della notte. Niente accumuli quindi, ma la bella vista delle Apuane imbiancate, abbastanza usuale in inverno, e delle colline versiliesi … idem, questa molto meno consueta.
Dobbiamo accontentarci ed è giusto farlo. Abbiamo vissuto, noi “costieri” dell’alta Toscana, una delle zone italiane meno frequentate dalla neve, una giornata come poche, con, per la parte mia, solo il rimpianto che se fosse capitata il giorno prima, la domenica, me la sarei goduta molto di più.
Sotto sotto i rimpianti sono di più. Per esempio se quel lungo temporale che dopo pranzo ha interessato Pisa e, in parte, Migliarino, fosse avvenuto con solo 1°C in meno quanta altra neve avrebbe potuto fare? Ma è un esercizio inutile, prendiamo con gioia quanto di bello, noi che amiamo la neve e la attendiamo con fanciullesco entusiasmo, ci ha dato il tempo in questa giornata di fine inverno e conserviamone il ricordo, consci che giornate come questa per noi sono un bel regalo, da tenere con cura e archiviare tra i bei ricordi, quelli di cui sarebbe un peccato perdere la memoria.
La tecnologia, i pc, le macchine digitali, ci aiutano a condividere con chi ha i nostri stessi entusiasmi la gioia per questi eventi e ad archiviare in immagini che potremo rivedere su uno schermo o su carta quello che soprattutto, però, rivedremo nei nostri occhi, come a distanza di oltre 30 anni faccio io con il ricordo delle belle e, allora, abbastanza frequenti nevicate della mia infanzia genovese, delle quali non ho foto che possano vedere gli altri, ma ne ho tante che “vedo” solo io, immagini in un formato speciale che nella mia mente hanno una risoluzione e una nitidezza elevatissime. Spero che mio figlio mantenga l’entusiasmo che cerco di trasmettergli per gli spettacoli della natura, in cui una bella nevicata ha il posto della Regina, ma gli sono adeguati paggi un bel temporale, uno splendido tramonto, una galaverna che trasforma gli alberi in statue di cristallo. Penso che sia uno dei messaggi più belli che un padre possa trasmettere a un figlio.
Oggi siamo circondati da gente frettolosa, frenetica, ma soprattutto inaridita dalla routine e dall’acquisita incapacità, troppo presa dalle miserie quotidiane, di alzare gli occhi e guardare il cielo, gente per cui la pioggia è solo un fastidioso inconveniente, la neve qualcosa che potrebbe inceppare la “macchina produttiva” (se lo fa, oltretutto, non è mica solo colpa sua!), alba e tramonto magari … non esistono, tanto in casa e ufficio c’è comunque la luce artificiale, gente che non ricorda più quante stelle, e quanto brillanti, si possono vedere in una notte di tramontana in un cielo non disturbato dall’inquinamento luminoso delle nostre città.
Magari una bella nevicata “al piano”, ammirare per una volta le nostre case e le nostre strade avvolte dal candore, facesse non dico cambiare idea, ma solo riflettere qualcuno su quante cose belle ci perdiamo, presi a rincorrere … a volte non sappiamo neppure cosa.
Alla prossima nevicata (non fra 14 anni, mi raccomando!).