Le date del 26 e del 27 gennaio 2006 rimarranno a lungo impresse nella memoria di molti abitanti del Nord Italia. Le nevicate sono state molto intense su tutta la Pianura Padana centro-occidentale, e in una prima fase anche sulla Pianura Veneta, oltre che in Liguria, in Trentino e nelle Prealpi Venete.
Le nevicate sono state abbondanti anche in quelle zone del Piemonte e della Valle d’Aosta che più di tutte avevano sofferto la siccità, con la parziale eccezione delle Valli di Lanzo in cui le precipitazioni più intense sono arrivate quando ormai lo scirocco aveva eroso il freddo nei bassi strati, limitando a circa 10 cm l’accumulo nevoso.
Anche Torino non ha avuto una nevicata straordinaria, al contrario di Genova e Milano. Il capoluogo lombardo in particolare ha goduto della più intensa nevicata a partire dal 1985, con accumulo attorno ai 50 cm, mentre in quello ligure, più che gli accumuli consistenti ma non troppo dissimili da quelli del marzo 2005 o del dicembre 1996 (20/40 cm a seconda delle zone), è stata anomala la durata dell’evento: ha infatti nevicato ininterrottamente per 36 ore.
In Liguria nevicate sulla costa si sono avute da Savona alla Spezia. Nello spezzino la nevicata ha assunto caratteri di straordinarietà con 20 cm caduti sulla città capoluogo ed oltre nella bassa Val di Vara. Copiosissima la nevicata nell’entroterra, specie nella Valle Bormida savonese dove ha continuato a nevicare fino a domenica 29 gennaio, con accumuli complessivi di oltre 1 metro.
In Piemonte grandi accumuli nevosi si sono avuti nella parte meridionale della regione, alessandrino, cuneese ed astigiano, la zona dove l’aria fredda resiste di più agli attacchi dello scirocco; ma come detto la neve ha raggiunto copiosa tutta la regione, dal torinese al biellese fino al verbano, passando per le province di Vercelli e Novara, con accumuli in pianura o in bassa valle/collina compresi tra i 20 e i 60 cm, con l’eccezione della Valli di Lanzo dove sono stati inferiori.
Ancora più straordinaria è stata la nevicata lombarda. Se Milano ha ricevuto circa 50 cm di neve, ben superiori sono stati gli accumuli in Brianza, nel varesotto e nella zona del Lago di Como, fino a 60/70 cm a quote pianeggianti o di bassa collina. Importanti accumuli anche nel pavese con circa 50 cm caduti nel capoluogo, nel lodigiano, mentre, procedendo verso est le nevicate sono state meno intense e il 27 sostituite in parte dalla pioggia. Lo scirocco proveniendo da est ha infatti portato ad un innalzamento termico sia alle medie quote che al suolo, con conseguente cessazione dei fenomeni nevosi. Gli accumuli nel bresciano e nel mantovano, attorno ai 20 cm si devono in gran parte alle nevicate del giorno 26, mentre nel cremonese e nel bergamasco vi è stata una situazione intermedia, con nevicate protrattesi anche il 27.
L’Emilia non ha vissuto un evento storico. Le nevicate sono state abbondanti solo nel piacentino (45 cm in città) e nel parmense, poi man mano a procedere verso est, sempre meno intense, fino ad arrivare al bolognese dove la neve ha fatto solo una fugace apparizione.
Nel Veneto bisogna distinguere tra la pianura e il settore prealpino. Se in pianura ha nevicato il 26 e già il 27 pioveva, con accumuli che non hanno superato i 20 cm ma sono stati generalmente più bassi (a Verona città solo pioggia per il vento “fhönizzato” che è sceso dai Lessini), il bellunese (comprese Belluno e Feltre), l’altopiano di Asiago e i monti Lessini sono stati sepolti dalla neve.
Abbondantissime le nevicate anche in Trentino, compresa la città di Trento dove l’accumulo ha raggiunto gli 80 cm. Nella valle dell’Adige le nevicate si sono fermate al confine tra le province di Trento e Bolzano, tanto che Bolzano non ha visto quasi accumulo al suolo.
La neve infine, è apparsa anche nel Centro Italia. In maniera molto abbondante in Alta Toscana, nelle valli della Lunigiana e Garfagnana, zone che climaticamente (in particolare la Lunigiana) sono più liguri che tirreniche, e più a sud, nelle valli interne dell’Appennino laziale e abruzzese. Il 26 rovesci di neve si sono avuti anche a quote relativamente basse nel Lazio (fino a circa 300 metri di quota), poi lo scirocco ha fortemente innalzato le temperature.
Concludiamo questo articolo con un accenno alle temperature registrate. In Italia non vi è stata alcuna ondata di eccezionale gelo. Nonostante le abbondanti nevicate, per cui bisogna scomodare il gennaio 1985 per trovarne di pari o superiori considerando un territorio così vasto (dal Piemonte al Veneto), i valori termici sono rimasti molto al di sopra di quelli registrati in quel gennaio di 21 anni fa ed addirittura superiori a quelli registrati durante l’ondata di freddo del marzo 2005. Il periodo freddo lo si può limitare ai giorni compresi tra il 23 ed il 27 gennaio, quando la temperatura è scesa fino ad una media (sulla base di circa 100 stazioni sparse su tutto il territorio italiano) di +0.4°C (giorno 26), 5.3°C sotto la norma ma anche circa 5°C in più rispetto ai giorni più freddi del secolo scorso.
Nel complesso gennaio si sta rivelando più freddo della norma 61/90 per 1.2°C e la terza decade ancora in corso di quasi 3°C. Sono numeri in netta controtendenza rispetto al decennio 1991/2000, il più caldo in Italia di tutto il secolo passato. Negli ultimi anni si sta assistendo ad un ritorno di condizioni meteo invernali più rigide e perturbate, soprattutto al Centro-Sud, ma anche al Nord le nevicate si vanno facendo più frequenti, con eventi talvolta molto intensi, da record ventennali, come è il caso di quest’ultimo o, limitatamente a Firenze, Pisa, Versilia e Ponente Ligure, di quello del 28/29 dicembre 2005.