Neve in Romagna, sulle Marche settentrionali, nevischiate in Toscana, fino alle porte di Firenze, nell’aretino, e poi in Umbria, sull’Appennino Centrale. E’ stato l’ultimo “botto” dell’inverno, terminato, come vuole la convenzione meteorologica, con la fine del mese di febbraio.
Gli ultimi giorni dell’inverno sono stati perturbati un po’ su tutta Italia. Aria da nord di origine artica è venuta in contatto con aria più mite mediterranea, dando luogo a fenomeni talvolta molto intensi, temporaleschi, con anche caduta di grandine. Le precipitazioni sono risultate abbondanti soprattutto al Sud, ma non sono mancate neppure al nord, seppure a macchia di leopardo.
Negli ultimi giorni la Puglia è risultata tra le regioni più colpite dalle piogge. A Bari sono caduti 54 mm tra il 27 e il 28 febbraio, 94 a partire dal giorno 20, 103 complessivamente durante tutto febbraio. Abbondanti le piogge anche a Marina di Ginosa e Santa Maria di Leuca, pari rispettivamente a 72 e 92 mm negli ultimi dieci giorni, accumuli che rappresentano la quasi totalità dell’intero mese.
Ultima decade del mese molto piovosa anche in Calabria e Sicilia, nonché in Campania: 83 mm sono caduti a Messina, 70 a Palermo ed Enna, 60 a Catania, circa 70 a Lamezia Terme e Napoli, 80 a Capri di cui 41 il giorno 27, quasi 100 all’isola di Ponza. Totali mensili solo di poco più elevati, infatti la prima parte del mese non aveva visto occasioni per piogge copiose, se non in Sicilia tra il giorno 5 e il 6.
Al Nord ha piovuto meno. Sebbene la lunga fase di siccità vissuta dal Nord Ovest sembra finalmente terminata, non si può dire che gli accumuli di pioggia o neve siano stati molto abbondanti. Vero è che l’arco alpino occidentale – e le immagini delle gare olimpiche l’hanno inequivocabilmente dimostrato – ha recuperato il suo tradizionale aspetto invernale, ma è altrettanto vero che il deficit idrico è ancora lontano dall’essere colmato.
Dal punto di vista termico febbraio chiude in perfetta norma, se si prende a riferimento il trentennio 1961/90. Tutte le tre decadi del mese hanno avuto un andamento in linea coi valori medi climatologici. Non si è verificata alcuna eccezionale ondata di gelo, e nemmeno abbiamo avuto anticipi prolungati di primavera. Il periodo più mite, compreso tra il 17 e il 22 del mese, è stato caratterizzato da correnti umide atlantiche che non hanno consentito, eccetto che sulla costa centrale adriatica, di raggiungere temperature molto elevate; quello più freddo lo abbiamo avuto nel corso della prima decade, tra i giorni 5 e 9, per un’avvezione d’origine continentale.
Tra le città che hanno avuto una variabilità di condizioni atmosferiche marcata, spicca Pescara, capace a metà mese di scendere fino a -5.7°C, e di risalire a +20.9°C il giorno 17, nonché di veder piovere copiosamente a fine mese. Scarse le differenze termiche invece a Milano, dove, a fronte di una minima assoluta di -3.2°C, la massima è stata di +13°C.
L’inverno è finito e possiamo cominciare a trarre le prime conclusioni. Possiamo affermare che è stato un inverno globalmente freddo, non freddissimo, senza eventi gelidi di eccezionale rilevanza, ma con una constanza di situazioni atmosferiche pienamente invernali non facilmente riscontrabili negli inverni degli ultimi 20 anni. Ma del riassunto climatico dell’inverno tratteremo più diffusamente in un proddimo articolo.