Inizio di marzo gelido al sud Italia. A Napoli la colonnina di mercurio dal primo giorno del mese è scesa per tre giorni consecutivi sotto gli zero gradi, registrando un valore minimo il giorno 3 di -2.9°C, non distante dal record di freddo marzolino di -3.8°C che resiste dal marzo 1963. Minime sotto zero anche nel solitamente mitissimo Capo Palinuro sulla costa meridionale del Cilento, e grande gelo a Trevico in Irpinia, dove il primo marzo la temperatura massima si è fermata a -7.8°C per poi scendere fino a -10.2°C la notte successiva. Freddo accompagnato da rovesci di neve fin su Napoli e da nevicate cospicue sui monti, dove il manto nevoso ha raggiunto valori notevolissimi: a Monte Scuro, 1700 metri di quota sulla Sila, in Calabria, ha superato i 4 metri di spessore!
Gelo e maltempo anche in Puglia, con nevicate sull’Appennino dauno e con Bari a toccare i -2.3°C, anch’essa ad un passo dai valori record toccati nel ’63 e nell’87. Giornate di ghiaccio di sono registrate in tutto l’Appennino meridionale anche nelle cittadine di Campobasso e Potenza, ed in Sicilia, a Prizzi ed Enna, con nevicate anche abbondanti.
Ma il 3 marzo qualcosa cambia. Un impulso di aria di origine atlantica entra nel bacino del Mediterraneo. La disposizione dei venti cambia e comincia a soffiare il vento di libeccio. Tra il 3 e il 4 marzo le temperature schizzano verso l’alto, ma nelle zone esposte ai venti umidi da sud, come i golfi di Napoli e Salerno, ed il Sannio, questo subitaneo aumento della temperatura non sarà indolore.
Il mix tra piogge a tratti torrenziali, con accumuli di 50/80 mm sulla costa e fin oltre i 200 mm nell’entroterra in appena 24 ore, e lo scioglimento delle nevi appenniniche è stato devastante. Allagamenti, frane e smottamenti si sono verificati in varie zone del napoletano, del salernitano, del Sannio e dell’Irpinia, oltre che in Molise e in Puglia, e purtroppo, è cronaca, 3 persone ci hanno rimesso la vita.
E’ stato un evento meteo rilevante, i millimetri di pioggia caduti in alcune zone sono stati moltissimi, il rapidissimo aumento di temperatura è stato un fattore peggiorativo, in quanto ha contribuito a far fondere grandi quantità di neve sull’Appennino, tuttavia, quando questi eventi si trasformano in tragedie, non sempre si può imputare la colpa solo al maltempo, a volte le cause sono da ricercarsi altrove. Non sappiamo se sia questo il caso, ma una diversa cultura di prevenzione e di gestione del territorio, aiuterebbe, in generale, a ridurre i rischi per le persone in caso di eventi meteo estremi come quello che si è verificato in Campania.