C’è un dato di partenza che deve far riflettere: sulla base dei dati relativi al mese di ottobre appena trascorso, il Piemonte è fra le zone d’Italia che maggiormente hanno risentito di una forte penuria di precipitazioni. Le piogge cadute nell’ultimo mese sarebbero inferiori fra il 50 ed il 75% in raffronto agli standard tipici. Il contesto siccitoso di ottobre fa seguito ad un altrettanto mese secco di settembre e, se proprio vogliamo dirla tutta, il Piemonte (come gran parte del Nord Italia si trascina una fase secca da molti mesi, pur fra alti e bassi. Da aprile fino ad oggi, le piogge cadute sono enormemente inferiori a quelle normali e, nemmeno le recenti fasi perturbate si sono rivelate troppo generose.
Eppure tutto questo grave divario accumulato negli ultimi mesi potrebbe essere di colpo almeno colmato, perlomeno su certe zone della regione dove le piogge sono attese cadere ininterrottamente per giorni con entità “monsonica”. Da un eccesso all’altro, è proprio questo il rischio a cui si sta andando incontro: l’avanzata della saccatura atlantica sarà ostacolata dalla presenza di un’alta pressione ad est, che ne bloccherà il naturale spostamento. Un insidia tremenda, perché non sembra che la saccatura possa trovare una valvola di sfogo e rimarrà ancorata nella sua stessa posizione, sfogando tutto il suo peso piovoso anche in Piemonte, attraverso le correnti sciroccali.
Quali le zone più a rischio? Le correnti si dovrebbero disporre da sud-sud/est a tutte le quote, a parte una componente leggermente più orientale nei bassi strati. L’allerta è abbastanza generalizzata con piogge davvero abbondanti su gran parte del territorio, ma in certe zone del biellese e del verbano, dall’Ossola alla Val di Lanzo e alla Valsesia, si rischiano di raggiungere livelli eccezionali che, se confermati, potrebbero dar luogo a situazioni alluvionali per lo straripamento di fiumi e torrenti. Acqua a secchiate anche sul cuneese e sulle Valli del Po, il grande fiume sarà certamente da tenere con più di un occhio di riguardo!