Una nuova ricerca dell’Università di Washington ha recentemente dimostrato che uno dei metodi suggeriti, quello di iniettare particelle di solfati nella stratosfera, realizzerebbe solo in parte l’effetto desiderato e se non elaborato correttamente potrebbe avere conseguenze critiche per il clima del nostro Pianeta.
La bassa atmosfera contiene già delle sostanze, solfati e aerosol, che riflettono parte dell’energia dal sole nello spazio. Alcuni studiosi hanno suggerito l’iniezione di particelle di solfato direttamente nella stratosfera (ai piani alti dell’atmosfera) per migliorare l’effetto riflettente e per ridurre il tasso di riscaldamento futuro che deriverebbe da un continuo aumento dell’anidride carbonica atmosferica.
Lo studio in oggetto, invece, dimostra che le particelle di solfati eventualmente immesse nella stratosfera non necessariamente compensaranno tutti gli effetti dell’aumento di CO2. Non è neanche certo che un aumento dei livelli di aerosol possano bilanciare i cambiamenti nella circolazione atmosferica e oceanica causata da alti livelli di biossido di carbonio.
“Non vi è alcuna soluzione efficace per mantenere il clima così com’è oggi”, ha detto uno degli studiosi che hanno effettuato la ricerca, il Dott. McCusker
Attraverso un modello elaborato presso l’Advanced Texas Computing Center, i ricercatori hanno scoperto che si potrebbe avere un minore riscaldamento globale qualora aumentasse la concentrazione di anidride carbonica mescolata con aerosol e solfati, limitando almeno parzialmente gli effetti che si avrebbero se invece si verificasse soltanto un incremento della CO2.
La modellizzazione ha consentito di scoprire che l’iniezione di particelle di solfati in atmosfera potrebbe limitare l’aumento della temperatura ai tropici al punto tale da prevenire una grave penuria alimentare e gli impatti negativi sugli organismi tropicali nel corso dei prossimi decenni.
Ma i cambiamenti di temperatura nelle regioni polari potrebbero restare preoccupanti. L’aumento delle temperature invernali superficiali nel settore nord dell’Eurasia potrebbe avere conseguenze gravi per i mammiferi marini artici non capaci di adattarsi rapidamente ai cambiamenti climatici. Negli inverni antartici, i cambiamenti dei venti superficiali avrebbero notevoli conseguenze nella circolazione oceanica con ripercussioni potenzialmente drammatiche per la tenuta del ghiaccio nell’Antartide occidentale.
Anche con l’utilizzo della geoingegneria, isomma, potrebbero persistere situazioni di emergenza climatica nelle regioni polari concludono gli studiosi.