Il conteggio dei giorni senza macchie (Spotless days), che resta non solo il principale indice storico dell’attività solare, ma anche il più affascinante, nel trapasso fra i cicli 23/24 sta polarizzando l’attenzione. Dal 27 gennaio 2004 al 30 aprile 2009, secondo il SIDC (Solar Influences Data Analysis Center), erano stati osservati 610 Spotless days, mentre più in basso è assestato il conteggio ufficiale degli American relative sunspot numbers, tenuto dalla NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) seguendo altre regole. Nel calcolo degli Spotless days infatti, il SIDC adotta un fattore di correzione che permette il confronto coi dati del passato. La serie attuale è la più lunga dal trapasso fra i cicli 14/15, quando si contarono 1.019 giorni senza macchie; nel trapasso fra i cicli 11/12 però, si toccarono i 1.028 giorni. È interessante notare alcune differenze fra i due casi e provare a confrontarle con l’andamento odierno.
Il trapasso fra i cicli 11/12 fu lunghissimo: il primo Spotless day si registrò il 19 maggio 1873, l’ultimo il 25 settembre 1883, ovvero in prossimità del massimo del ciclo 12, che si toccò nel dicembre 1883 (RI 74,6). Anche coi cicli 14/15 la serie degli Spotless days fu temporalmente molto estesa: fra il 26 marzo 1908 e il 2 ottobre 1916, col massimo del ciclo 15 che intervenne nell’agosto 1917 (RI 105,4). La differenza sta nel fatto che, come mostrano i grafici, il conteggio annuo di Spotless days nel trapasso dei cicli 14/15 ebbe un andamento piuttosto lineare (crescita progressiva, seguita da rapida discesa), mentre quello fra i cicli 11/12 presenta due picchi distinti e una certa inerzia finale. Da notare che il primo stadio del trapasso fra i cicli 23/24 (2004-’08) rassomiglia a quello dei cicli 14/15.
Dal punto di vista climatico, si possono cogliere alcune contingenze coeve o immediatamente successive al ciclo 12 (1878-’89): il periodo fu infatti caratterizzato da una certa ripresa del glacialismo alpino, con episodi di freddo prolungato; sfortunatamente però, all’irrigidimento del clima si sovrappose una notevole attività vulcanica (Ghaie, 1878; Krakatoa, 1883; Bandai San e Ritter Island, 1888), che rende difficile discernere fra quello che poté essere il mancato contributo della radiazione solare e l’opacità atmosferica generata dagli aerosol. Per rimanere alla regione alpina, nel 1883-’91 la fronte del Ghiacciaio del Lys, sul versante valdostano del Monte Rosa, guadagnò 120 m; nel 1887-’91 la temperatura media annua di Lugano scese a 10,6 °C rispetto agli 11,5 °C del periodo 1864-’86. Un nuovo periodo di raffreddamento si sarebbe registrato in coincidenza col ciclo 15 (1913-’23), caratterizzato da un’unica, significativa eruzione (Katmai, 1912): nel 1913-’21 il Lys progredì di 186 m, mentre la temperatura di Lugano nel 1912-’17 fu di 11,0 °C.
Parrebbero, questi, elementi troppo labili per discernere una tendenza e affermare che un ciclo solare debole, come specialmente fu il ciclo 12, sia in grado di influenzare il clima terrestre. Resta però il fatto che la crescita delle temperature nel XX secolo è stata correlata a una grande attività solare ultradecennale che, col trapasso fra i cicli 23/24, sembra in via d’esaurimento. Cosa potrà accadere? L’idea che si va facendo strada, è che riduzioni o aumenti della TSI (Total solar irradiance) possono avere impatti climatici davvero importanti solo se protratti su scale secolari; è dubbio che il Minimo di Maunder, di per sé, possa essere la causa della Piccola età glaciale, ma diviene concausa se correlato ai suoi precursori, ovvero i minimi di Wolf e di Spörer che, per semplificare, raffreddarono l’atmosfera terrestre dopo il Massimo Medievale, dando una spinta ai ghiacciai alpini e preparando così la poderosa avanzata del XVII secolo.
Se il minimo in corso può avere un significato sotto questo aspetto, lo si scoprirà solo nei decenni a venire. Al momento si tratta d’un semplice episodio, inquadrabile nella normale dinamica evolutiva del Sole: stante i numeri fin qui accumulati infatti, l’eccezionalità è solo enfasi utile ai mezzi d’informazione, ma non rispecchia affatto la storia degli ultimi sei anni scarsi (2004-’09).