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Sarà lo zolfo l’anti-Global Warming?

di Marco Rossi
21 Apr 2009 - 08:31
in Senza categoria
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zolfo anti global warming 14906 1 1 - Sarà lo zolfo l'anti-Global Warming?
Abbiamo parlato, in un precedente articolo, del problema del “Vulcano umano”, ipotizzato da Mitchell, e che ha permesso, tra gli anni Sessanta e Settanta, un calo delle temperature globali grazie alle emissioni di aerosol e di particelle di zolfo, in grado di riflettere la radiazione solare.

E’ proprio prendendo spunto da questo “Vulcano umano”, nonché dallo studio degli effetti della grande eruzione vulcanica del Monte Pinatubo, avvenuta nel 1991, che gli Scienziati stanno studiando un metodo alternativo per bloccare l’aumento globale delle temperature.

Le 20 milioni di tonnellate di biossido di zolfo emesse dal Pinatubo, il 15 Giugno del 1991, riuscirono ad abbassare la temperatura della terra di circa mezzo grado centigrado nei mesi successivi, anche se, a partire dall’anno dopo, la temperatura tornò ad aumentare.

Per gli Scienziati del Clima questa potrebbe essere un’arma risolutiva per combattere il riscaldamento globale.

In questo caso si tratterebbe di rilasciare grosse quantità di biossido di zolfo nella Stratosfera, utilizzando a tale scopo una serie di razzi, oppure aerei attrezzati al volo ad altissima quota, oppure utilizzando un lunghissimo camino.

I costi per questo sistema di raffreddamento del pianeta (grazie alla riflessione della radiazione solare attuata dalle particelle in questione) sarebbero piuttosto bassi, mentre l’impatto sul clima sarebbe quasi immediato, provocandone un calo termico subitaneo e generalizzato.

Lo scienziato e chimico Cruitzen nel 2006 calcolò che si poteva stabilizzare il clima mondiale con questo sistema ad un costo pari ad un millesimo di quello stimato come impatto per i vari Protocolli climatici, da Kyoto in poi.

Tale sistema, semplice ed efficace, avrebbe però alcuni risvolti negativi, anche pesanti.

Lo zolfo, prima o poi, ricadrebbe sulla Troposfera, causando un sensibile aumento delle piogge acide in tutto il Mondo, e probabilmente interferirebbe anche sulla distruzione dello strato di Ozono che ci protegge dai raggi ultravioletti, anche se non si capisce in quale quantità (l’impatto dei 20 milioni di tonnellate di SO2 emesse dal Pinatubo fu minimo, in questo senso).

Inoltre, viene ritenuto un rischio, in quanto trovare una soluzione rapida e poco costosa per abbattere le temperature mondiali, potrebbe indurre gli Stati a tagliare i fondi necessari per lo studio delle energie alternative e la loro applicazione pratica (energie solari, eoliche, ecc).

Insomma, l’idea di sostituirsi ai Vulcani per alterare il clima terrestre è suggestiva, ma alterare significa anche avere altri effetti imprevedibili: un abbassamento improvviso delle temperature terrestri potrebbe significare, ad esempio, la perdita delle coltivazioni su vaste estensioni di territori climaticamente esposti alle variazioni climatiche (come aree subdesertiche o subpolari), o causare impreviste alluvioni su altre aree.

A meno che, aggiungiamo noi, non ci pensi il Sole, con il suo minimo prolungato, a provocare un abbattimento delle temperature globali, anche se la questione è tuttora molto dibattuta.

L’articolo completo può essere letto sul sito: www.newsweek.com

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