Una nuova analisi effettuata sui dati economici nel periodo 1960-2008 mostra sì una contrazione delle emissioni di gas serra in fasi di recessione, ma il calo è stato meno della metà del tasso di crescita registrato durante il boom economico.
Richard York, professore di sociologia e studi ambientali presso l’Università dell’Oregon, ha analizzato le variazioni del prodotto interno lordo di oltre 150 paesi nel periodo in oggetto. Su questa base, per ciascun paese ha identificato i periodi di accelerazione e decelerazione economica, raffontando le due fasi con i dati relativi alle emissioni di carbonio.
L’asimmetria tra le due fasi non dipende soltanto dallo stato economico, ma è strettamente correlato all’intera storia del paese considerato. York, a tal proposito, fornisce un interessante esempio: la situazione dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Il collasso economico ha portato diversi paesi post-sovietici allo stesso livello economico di alcuni paesi dell’Africa sub-sahariana.
Ma la crisi economica non ha rimosso le emissioni di anidride carbonica in eccesso derivanti dal precedente sviluppo. Questi Paesi, nonostante una grave recessione, hanno continuato a disporre di infrastrutture e beni durevoli – strade, fabbriche, case, automobili e strutture ad alto consumo energetico – derivanti dal progresso economico passato. Nonostante un minor utilizzo da parte delle persone, la quantità di gas serra non è diminuita come ci si potrebbe aspettare.
Ecco perché le emissioni di gas serra non sono diminuite come previsto dall’inizio della crisi finanziaria globale, nel 2007. Tuttavia è giusto sottolineare che non tutti i dati economici e ambientali sono noti nel range temporale analizzato.