Non abbiamo avuto il piacere di leggere direttamente su Nature, che è una importante rivista scientifica, la ricerca effettuata in Germania, dove è stato sviluppato un modello matematico in grado di simulare il comportamento climatico terrestre dei prossimi decenni.
Possiamo affidarci comunque alle informazioni riportateci dai principali organi di informazione: sulla base di tale modello, che tiene maggiormente conto delle variazioni delle temperature oceaniche dell’Atlantico Settentrionale, è prevedibile un loro prossimo calo, nel prossimo decennio, in grado di arrestare momentaneamente la progressione dell’Effetto Serra.
Si tratterebbe di un risultato di grande rilievo: sulla base delle variazioni periodiche di quella che viene definita AMO (Atlantic Multidecal Oscillation, oscillazione atlantica multidecennale), l’effetto serra verrebbe bloccato per un decennio, tra il 2010 ed il 2020, per poi riprendere il suo percorso verso l’innalzamento inarrestabile.
Queste le notizie riportate, e noi, nel nostro piccolo, siamo in grado di effettuare qualche piccola critica, pur consapevoli di non avere tra le mani l’articolo nella sua versione originale, né i risultati matematici di questo nuovo modello di interazione tra Atmosfera ed Oceano.
Abbiamo infatti ben presente quella che è la curva storica dell’AMO, questo fenomeno scoperto di recente e non ancora ben compreso, nelle sue cause principali.
Si tratta, come detto, delle variazioni di temperatura presenti sull’Oceano Atlantico Settentrionale, che sono di grande importanza in ambito europeo in quanto da questa zona hanno origine quelle correnti occidentali che sono prevalenti sul nostro Continente.
Da tali variazioni termiche, misurate a partire dal 1860, è possibile ricavare un grafico degli scarti dalla temperatura normale.
E qui notiamo, come dice il nome stesso, il carattere “multidecadale” di questo ciclo, ovverosia una durata media dei periodi di riscaldamento o di raffreddamento variabile tra i 20 ed i 40 anni, come ben visibile nel grafico riportato.
In particolare il ciclo è stato in fase “fredda” all’incirca dal 1900 al 1930, poi in fase “calda” dal 1930 al 1965, per poi ripresentare una fase fredda di durata trentennale, tra il 1965 ed il 1995.
Il periodo medio di durata è di circa 30-35 anni, per ciascun ciclo, per cui, anche se la fase calda attuale, iniziata nel 1996, sembra aver già raggiunto il suo “picco” massimo, ed essere in fase calante, è probabile che le temperature non tornino sotto le medie prima almeno del 2025, a meno che non intervengano altri fattori forzanti al momento non conosciuti.
I risultati di questo modello, sempre che le notizie riportate dagli organi di stampa siano corrette (e sappiamo che non sempre lo sono) lasciano quindi un po’ perplessi, per una durata troppo breve dell’attuale “fase calda”.
Ovviamente, si parla sempre di temperature medie, in quanto, come visibile dal grafico, le variazioni interannuali ed interstagionali delle temperature in Atlantico Settentrionale sono molto vistose.
Un secondo appunto, lo si può fare osservando le variazioni storiche del grafico.
Cali vistosi della temperatura a livello mondiale ed europeo si sono vissuti nel periodo 1880-1895, quando la AMO era in fase positiva, così come tra il 1950 ed il 1965.
Invece, un forte riscaldamento lo si è visto tra il 1987 ed il 1995, quando la fase di AMO era nettamente negativa.
Da questo si potrebbe dedurre che non è detto che le temperature globali possano salire o scendere legandosi direttamente alle oscillazioni dell’AMO.
Anzi, sembrerebbe proprio il contrario, il raffreddamento dell’aria nel periodo 1880-95, e di quello 1950-65, sembrano “precedere” il calo dell’AMO, mentre il riscaldamento tra il 1988 ed il 1995 precede la salita dell’AMO.
Tale AMO quindi potrebbe variare a seconda delle variazioni della temperatura globale.
Quindi, facciamo molta attenzione nel valutare queste notizie, pur tenendo conto che la fase di riscaldamento globale sembra attraversare una fase di crisi e di attenuazione.