Doppiata la boa degli 800 giorni in bianco: è accaduto il 20 maggio. Il trapasso fra i cicli 23/24 si è dunque saldamente insediato fra i primi quattro nella graduatoria storica degli spotless days, come mostra il quadro seguente:
cicli 11/12 1.028 giorni
cicli 14/15 1.019 giorni
cicli 13/14 938 giorni
cicli 23/24 800 giorni
cicli 12/13 736 giorni
È dalla metà di aprile che l’attività solare è tornata su livelli piuttosto bassi, incrementando in questo modo il totale di giorni senza macchie. Di per sé, l’evento non è eccezionale: i cicli della seconda metà del XIX secolo presentano di questi andamenti, ovvero una crescita dell’attività magnetica, interrotta da significativi periodi spotless. Un paio di esempi possono essere illuminanti. Il trapasso fra i cicli 11/12 registrò il primo giorno senza macchie il 19 maggio 1873 (quello fra i cicli 23/24 il 27 gennaio 2004); dopo sei anni (1873-’78) si contavano 767 spotless days (nel 2004-’09 ne sono stati totalizzati 770); ma nel solo 1879 furono archiviati altri 217 giorni in bianco. Il trapasso fra i cicli 13/14 ebbe invece inizio il 10 novembre 1895; oltre sei anni dopo, cioè nel marzo 1902, il Sunspot number, ovvero l’indice che dà conto dell’attività magnetica, aveva toccato 12,4 (nel febbraio 2010 ha raggiunto 18,6); l’aprile 1902 fece tuttavia segnare 0,0: totalmente spotless.
Allo stato attuale delle conoscenze, si può solo argomentare circa la somiglianza del trapasso fra i cicli 23/24 e il Minimo di Damon (1856-1913) che, nell’opinione di parecchi specialisti, in realtà fu un periodo di normale attività solare. Vanno infatti distinti momenti di intenso magnetismo, con grande produzione di macchie, com’è avvenuto a partire dal 1923, e parentesi di profonda quiescenza, passate alla storia come Minimo di Maunder (1645-1715) o (ancor più pronunciata) Minimo di Spörer (1415-1534). Sulla base delle osservazioni compiute, nulla autorizza a pensare che il ciclo 24 (che ha preso avvio nel dicembre 2008) sia anomalo; semplicemente, sta seguendo un suo iter evolutivo, che lo differenzia fortemente dai cicli che l’hanno preceduto negli ultimi 70/80 anni, ma ha somiglianze sempre più evidenti coi cicli del tardo XIX secolo.
Resta ancora da capire se l’energia proveniente dal Sole sia diminuita rispetto alla seconda metà del XX secolo e, nel caso, ancor più ardua risulta la previsione relativa ai tempi di dissipazione di tale surplus, immagazzinato soprattutto nelle acque oceaniche. Ma, se l’idea che l’attività solare sia la vera causa del riscaldamento globale si rivelerà esatta, occorrerà forse un decennio perché gli effetti siano avvertiti su tutto il Pianeta.