Quando un eruzione è abbastanza forte, i gas di zolfo raggiungono la stratosfera reagendo con l’acqua per formare particelle di aerosol che permangono in atmosfera per uno o due anni, riflettendo la radiazione solare e determinando il raffreddamento della superficie terrestre. In media, ogni anno abbiamo da tre a cinque eruzioni di questo tipo.
Nel video, l’esplosione del Pinatubo che produsse dei cambiamenti climatici su vasta scala. Mentre l’eruzione del Tambora si verificò il 10 e l’11 aprile 1815 e fu causa di un vero anno senza Estate, con nevicate in pianura in Europa centrale e nord America, gelate a bassa quota nelle valli alpine.
Col crescente riscaldamento globale gli strati più bassi dell’atmosfera si espandono, il che rende molto più difficile per i gas di spingersi ai piani alti.
“Le eruzioni vulcaniche tendono a contrastare il riscaldamento globale, ma il crescente riscaldamento sta modificando l’atmosfera e in tal modo abbiamo necessità di un maggior numero di eruzioni in grado di contrastare il fenomeno”, ha dichiarato Thomas Aubry, dottorando in materia di clima e vulcani.
Aubry rileva che, mentre il pianeta continua a riscaldarsi, è stato possibile osservare un lieve calo nel tasso di riscaldamento globale negli ultimi 10 o 15 anni. Studi pregressi dimostravano che questo è in parte causato dal numero di grandi eruzioni.
Secondo le proiezioni del modello climatico realizzato dai ricercatori, la quantità di gas di zolfo vulcanici presenti in stratosfera diminuirà di una percentuale dal 2 al 12 per cento entro i prossimi 100 anni. Per determinare l’impatto preciso sulla temperatura della superficie terrestre in futuro occorreranno ulteriori studi.
“La comprensione di questo meccanismo di feedback positivo ha implicazioni anche nei meccanismi di variabilità del clima registrata in passato”, proseguono i ricercatori. “In particolare, questo meccanismo può aver contribuito all’inizio di un lungo periodo di glaciazione circa 700 milioni di anni fa”.
I risultati dello studio sono stati pubblicati recentemente sulla rivista Journal of Geophysical Research.