Arrivederci all’estate 2019: quello dovrebbe essere il momento, calcolato secondo il metodo regressivo McNish-Lincoln, in cui si manifesterà il prossimo minimo solare (che aprirà il ciclo 25). Con la regione 1029 (formatasi il 23 ottobre e scomparsa il 31) infatti, è ormai abbastanza chiaro che l’attività magnetica del ciclo 24 si sta facendo più vivace e quindi, anche se non è ancora stato ufficializzato, il minimo matematico (cosa diversa dall’International consensus minimum) può dirsi raggiunto nel dicembre 2008. Per ottobre il SIDC (Solar Influences Data Analysis Center) documenta RI 4,6. L’andamento dello Smoothed sunspot number (SSN) dell’ultimo semestre risulta pertanto il seguente:
11.2008 1,8
12.2008 1,7 probabile minimo matematico del ciclo 24
01.2009 1,8
02.2009 1,9
03.2009 2,0
04.2009 2,2
I dati sono ricavati da una doppia media mobile (quello di aprile, per esempio, basandosi sulle risultanze dei mesi che vanno dall’ottobre 2008 all’ottobre 2009), quindi indicativi d’una tendenza robusta, su cui il risultato del singolo mese ha scarsa incidenza. Detto ciò tuttavia, la fase di quiescenza, la più lunga e profonda dal 1908-’16, non può dirsi totalmente terminata: e prima di discutere gli effetti che essa potrebbe avere sul clima terrestre è bene chiarire lo scenario.
Spotless days Al 2 novembre si è raggiunta una somma complessiva di 747 giorni senza macchie a partire dal 27 gennaio 2004, data del primo spotless day. Con la ripresa dell’attività magnetica i giorni bianchi sono destinati a rarefarsi, ma non a sparire. Tale caratteristica è propria d’una debole fase solare, e in questo senso l’evoluzione del ciclo 24 rassomiglia sempre più ai cicli finali del Minimo di Damon (1878-1913), tant’è che, attraverso il confronto statistico, è possibile simulare i conteggi degli anni a venire (somma dei giorni già archiviati e di quelli attesi al 31 dicembre, basati sul trapasso dei cicli 14/15):
2010 = 925-940 spotless days
2011 = 930-950
2012 = 935-960
Insomma, il trapasso dei cicli 23/24 avvicinerebbe (condizionale d’obbligo) il record di giorni senza macchie storicamente accertato, che è di 1.028 e risale ai cicli 11/12 (minimo nel 1878). Ciò è in contrasto con quanto avvenuto durante i cicli successivi al 1941, quando l’attività magnetica produceva un più alto numero di macchie sopprimendo i giorni spotless che, come mostra il quadro, totalizzavano anche meno d’un singolo anno della transizione attuale (2008: 265 giorni; 2009: 238 giorni al 2 novembre):
cicli 17/18 (1941-’45) 269 spotless days
cicli 18/19 (1950-’55) 446
cicli 19/20 (1961-’66) 227
cicli 20/21 (1973-’77) 272
cicli 21/22 (1983-’87) 273
cicli 22/23 (1994-’98) 309
Se dunque il ciclo 24 dovesse risultare di simile intensità (ma tutti gli indici al momento dicono il contrario), allora il conteggio finale degli spotless days supererebbe di poco gli 800.
Smoothed sunspot number Rifacendosi al metodo McNish-Lincoln, il massimo del ciclo 24 si raggiungerebbe nell’ottobre 2012, mentre per la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) nel maggio 2013; secondo le proiezioni dell’Australian Space Weather Agency invece, nel settembre – ottobre 2013. In quest’ultimo caso l’SSN è atteso poco oltre 90, mentre col metodo regressivo non si raggiunge 85: il valore più basso dal ciclo 16 (1923-’33), ma per nulla eccezionale, perché una debole fase solare è la modalità più comune con cui si esplica l’attività dell’astro. Se però la previsione fosse rispettata, il ciclo 24 sarebbe significativo d’una svolta, dopo un XX secolo in gran parte caratterizzato da quello che è stato definito Massimo solare moderno, con SSN che hanno abbondantemente superato 150.
Date queste premesse, quali saranno i riflessi sul clima? Rispondere non è possibile, ma si possono ipotizzare alcune cose. In primo luogo non è ancora accertato il grado d’influenza delle variazioni della TSI (Total solar irradiance), che sono frazionali ma forse in grado di condizionare il sistema atmosferico in misura maggiore di quanto si sia pensato fin qui; va infatti notato come l’ampiezza del trapasso fra i cicli 23/24 abbia allungato il periodo a bassa energia, con perdita di circa 1,5 watt per metro quadrato rispetto al massimo (si veda l’immagine). In seconda battuta va stabilito se la penetrazione dei raggi cosmici, favorita dalla debolezza del vento solare, abbia davvero un peso tanto importante nella formazione delle nuvole medio basse, che fungerebbero da schermo alla radiazione solare incidente (in parole povere: farebbero più ombra, abbassando le temperature di superficie). Se queste componenti giocano un ruolo primario sul bilancio termico globale, pur con notevoli differenziazioni regionali esse dovrebbero invertire il trend al rialzo che ha contraddistinto gli ultimi decenni del XX secolo.