Ancora allarmi multipli, si stanno scatenando, dopo il “rapporto segreto” americano, che, a quanto pare, tanto segreto non è poi stato, visto che è finito dapprima su “Herald Tribune”, e, poi, su tutti i quotidiani del Mondo.
L’ipotesi che l’effetto serra provochi il blocco della Corrente del Golfo, non è affatto nuova, venne proposta da scienziati statunitensi già nel lontano 1996, anche se solo di recente sembra comprovata dalle misurazioni del calo della salinità dell’Atlantico Settentrionale.
Questo famoso “rapporto segreto”, ammette, più semplicemente, che il blocco potrebbe verificarsi in tempi molto ristretti, nell’arco di appena 20 anni, mentre le proiezioni precedenti ne procrastinavano i termini alla fine di questo Secolo, od ancora più in là nel tempo.
Questo perché si sta accelerando il ritmo di scioglimento dei ghiacci artici, meccanismo che libera grandi quantità di acqua dolce in grado di interferire con lo sprofondamento del nastro trasportatore costituito dalla Corrente messicana.
Questo sprofondamento di acqua salata e densa, permette la liberazione di grandi quantità di calore alle latitudini settentrionali europee.
Ed è anche il meccanismo in base al quale, a parità di latitudine, le coste europee sono molto più calde, in inverno, delle corrispettive coste nord americane.
Un eventuale blocco della Corrente del Golfo avrebbe conseguenze, in realtà, poco prevedibili.
Anzitutto priverebbe la Terra di uno dei meccanismi tramite i quali ridistribuisce il surplus di calore accumulato nelle zone tropicali; la cosa potrebbe determinare un forte aumento della temperatura delle acque tropicali del Medio Atlantico e del Golfo del Messico, provocando un significativo aumento di fenomeni estremi (si potrebbero creare forti uragani con i quali la Natura “scaricherebbe” questo surplus energetico).
Conseguenze sull’Europa?
Con tutta probabilità un incremento delle situazioni di blocco in Atlantico, in quanto le correnti occidentali ne verrebbero senz’altro indebolite.
Questo potrebbe determinare un aumento delle irruzioni fredde in inverno, dall’Est Europeo, ma, soprattutto, dal Nord Europa, mentre le Estati potrebbero essere più calde del solito, in particolare sulla fascia centro settentrionale.
Le correnti atlantiche saranno indebolite, ma non scompariranno di certo, e, durante i periodi caldi estivi, brevi avvezioni di aria molto fredda dall’Atlantico, raffreddatosi molto più del normale, potrebbero determinare fenomeni violenti in seguito al maggiore contrasto termico.
Probabile, ovunque, una diminuzione delle precipitazioni, mentre fenomeni rari, come il congelamento dei fiumi Mediterranei, potrebbero diventare molto più frequenti durante i rigidi inverni.
Punto debole della teoria sta nel caldo clima medievale.
Già nel Medioevo, infatti, un forte riscaldamento aveva colpito il nostro Pianeta, con una forte riduzione dei ghiacci artici, groenlandesi ed Alpini.
Eppure niente era capitato sul nostro Continente, la Corrente del Golfo non si era bloccata, ma, più semplicemente, si erano mitigati gli inverni, e riscaldate le Estati, con numerosi episodi di siccità.
A quanto pare, infatti, si erano verificati dei meccanismi naturali di compensazione che avevano evitato questa conseguenza per il nostro Pianeta.
A favore della teoria, invece, c’è la lenta tendenza degli inverni degli ultimi anni, con la scomparsa dell’influenza dell’Anticiclone Russo, a favore di espansioni meridiane verso nord dell’Anticiclone delle Azzorre.
Potrebbe essere questo un primo indice di tendenza climatica, sempre più frequente negli inverni dei prossimi anni.