“La sottovalutazione è il risultato di un cattivo campionamento precedente all’ultimo decennio e dei limiti nei metodi di analisi che stimano le variazioni di temperatura a livello regionale”, ha dichiarato l’oceanografo del LLNL Paul Durack, l’autore dell’articolo apparso nel numero del 5 ottobre della rivista Nature Climate Change.
L’accumulo di calore degli oceani è importante perché rappresenta oltre il 90 per cento del calore in eccesso della Terra associato al riscaldamento globale. Il processo di riscaldamento a carico dell’atmosfera e degli oceani è il risultato della continua emissione di gas serra. Ed è bene ricordarsi che gli oceani dell’emisfero australe costituiscono il 60 per cento della superficie oceanica mondiale.
Il team di ricerca ha scoperto che le simulazioni dei modelli climatici sul relativo aumento in altezza della superficie marina – un indicatore anticipatore del cambiamento climatico – sono risultate coerenti con le osservazioni altimetriche ad alta precisione. Tuttavia, distinguendo il riscaldamento tra nord e sud, si è visto che il processo non è coerente con le stime dei cambiamenti nel contenuto di calore accumulato. L’innalzamento del livello del mare e l’accumulo di calore dovrebbero procedere di pari passo, ma per quel che concerne gli oceani dell’emisfero australe i cambiamenti nel contenuto di calore sono stati probabilmente sottovalutati.
Dal 2004, l’utilizzo di 3600 boe Argo permette di misurare le temperature oceaniche globali dalla superficie fino a 2.000 metri di profondità. I dati rilevati forniscono una copertura sistematica anche degli oceani meridionali per la prima volta nella storia. Le misurazioni effettuate negli ultimi dieci anni, al pari dei dati provenienti dalle misurazioni precedenti (pur di precisione inferiore), mostrano che tali oceani stanno subendo un graduale processo di riscaldamento.
“Prima del 2004, la ricerca è stata molto limitata dalla minore copertura dati”, ha dichiarato il coordinatore della ricerca. “Utilizzando i dati satellitari, in concomitanza con una grande suite di modelli climatici, i risultati ottenuti suggeriscono che il riscaldamento globale degli oceani meridionali è stata sottovalutata di una percentuale dal 24 al 58 per cento. E’ la prima volta che si è cercato di stimare la quantità di calore acquisito e dato che la maggior parte del calore in eccesso associato al riscaldamento globale è contenuto negli oceani, questo studio ha importanti implicazioni nel bilancio energetico globale della Terra, ha concluso Durack.
I nuovi risultati sono comparabili alle conclusioni ottenute attraverso un’altra nuova carta che appare nello stesso numero di Nature Climate Change. Il Dott. Felix Landerer, del Jet Propulsion Laboratory della NASA, che ha contribuito a entrambi gli studi, dichiara: “L’altro nuovo studio sul riscaldamento delle acque profonde dimostra che dal 2005 ad oggi, attraverso le misurazioni Argo, c’è stato un riscaldamento continuo. L’utilizzo delle ultime osservazioni disponibili permette di dimostrare che il riscaldamento più intenso del previsto è coerente con le misurazioni satellitari”.