Per trovare le cause dell’arretramento dei ghiacciai Groenlandesi, più che all’aumento delle temperature globali (Global Warming), occorre guardare al cambiamento della circolazione oceanica nord atlantica.
Sono queste le conclusioni di uno studio effettuato dal Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI), sull’andamento della circolazione oceanica sull’Atlantico Settentrionale.
La crosta ghiacciata groenlandese, che ha uno spessore di due miglia, e le dimensioni di un vasto stato quale il Messico, ha perso negli ultimi dieci anni una certa quantità di volume ed a ritmi decisamente accelerati.
Questo fatto è di grande importanza in quanto, contrariamente a quelli della banchisa artica, si tratta di ghiacci continentali che determinano un aumento del livello del mare togliendo acqua dalla terraferma per gettarla in mare aperto.
Il clima così rigido della Groenlandia è causato non solo dall’elevata latitudine in cui si trova, ma anche dal particolare tipo di circolazione marina che la isola il più possibile da influssi climatici esterni. Ma negli ultimi anni si è assistito ad una sorta di cambiamento della circolazione oceanica nord atlantica, in quanto grandi quantità di calore aggiuntivo sono state trasportate dalle basse alle alte latitudini, sotto forma di un incremento della velocità della corrente marina subtropicale diretta verso nord.
Ma quali sono stati gli effetti di questo cambiamento sui ghiacciai Groenlandesi?
Un gruppo di ricercatori ha esaminato attentamente le condizioni del mare e delle correnti oceaniche a Sermilik Fjord, un vasto fiordo situato sulle coste della Groenlandia orientale, utilizzando una nave appositamente attrezzata per gli studi oceanografici.
Questo fiordo, lungo 100 km circa, collega il Ghiacciaio di Helheim, che negli ultimi anni si è ritirato di diversi chilometri, raddoppiando anche la sua velocità di flusso, con il Mare di Irminger.
E durante tali ricerche è stata scoperta nelle profondità marine del fiordo una corrente di acqua di origine subtropicale con temperatura +4°C. Questa “penetrazione” di acque calde all’interno dei fiordi è un fatto recente, e sta contribuendo ad un più rapido disgelo di parte dei ghiacciai groenlandesi.
La conclusione dello studio è stata pertanto che, più che ad un incremento delle temperature superficiali, potremmo attribuire l’incremento della fusione dei ghiacciai groenlandesi alla penetrazione, nelle profondità oceaniche dei fiordi, di acque di diretta origine subtropicale, che mitigano gli inverni e riscaldano le stagioni estive.
Il rovescio della medaglia è che se si incrementa il flusso di aria gelida da fusione glaciale all’interno dell’Atlantico settentrionale, si potrebbe avere un disturbo del “nastro trasportatore” che regola le correnti atlantiche (la Corrente del Golfo).