Stanno continuando le contraddizioni di questo Inverno rigido per il nostro Emisfero.
Anzitutto, già la parola “rigido” si presenta alquanto aleatoria: i dati satellitari hanno mostrato un mese di Gennaio decisamente caldo, su valori da record, eppure, malgrado ciò, continua l’avanzata verso meridione della linea di copertura di ghiaccio e di neve presenti sulla terraferma boreale.
La contraddizione è in realtà solo apparente: la persistenza di un indice AO molto negativo (tale indice mostra poi solo le posizioni prevalenti delle zone di Alta e di Bassa Pressione alle alte latitudini), ha contribuito all’invio di aria calda verso Settentrione, ed aria fredda verso Sud.
Le massime anomalie termiche positive si sono infatti registrate tra la Groenlandia e le zone artiche Canadesi, tutte zone dove, anche in presenza di temperature molto più alte del normale, la neve ed il gelo sono predominanti durante la stagione invernale.
Al contrario, l’aria fredda diretta verso Meridione sta coprendo di ghiaccio e di neve latitudini che, normalmente, ne sono libere nel corso del mese di Febbraio.
Arrivati alla fine della settima settimana del 2010, l’area coperta da neve sul nostro Emisfero ammonta a 52,17 milioni di Kmq, un valore di gran lunga superiore ai 44,88 milioni dello stesso periodo del 2009, o dei 48,87 milioni di Kmq del 2008.
In realtà, una copertura nevosa di 52,17 milioni di Kmq non trova precedenti negli anni Duemila: solamente nel 2008, alla fine di Gennaio, si riuscì ad arrivare a 51,89 milioni di Kmq, mentre negli anni precedenti non si è mai raggiunta la cifra di 50 milioni di estensione.
In precedenza, occorre tornare indietro al 1985 per trovare una superficie nord emisferica innevata di tali proporzioni (51,24 milioni di Kmq), e, valori attorno ai 50 milioni di kmq, si registrarono nel 1979 e nel 1977.
Il valore attuale sembra dunque essere il più elevato a partire dal 1966, da quando si sono iniziate le registrazioni di questo parametro molto importante per il clima terrestre.
Tale dato sta suscitando, come d’obbligo, lo stupore degli scienziati del clima, anche per le possibili conseguenze per il clima dei prossimi mesi.
L’elevato valore di albedo (riflessione della radiazione solare incidente) da parte delle superfici innevate potrebbe contribuire a “mantenere” basse le temperature anche nel corso della prossima stagione primaverile.
Come fatto notare in precedenti articoli, la drastica diminuzione degli ultimi vent’anni nella superficie innevata ha riguardato soprattutto i mesi Primaverili, tra Marzo e Maggio, favorendo quindi anche una stagione estiva molto più calda.
Vedremo se quest’anno le cose subiranno un’inversione di tendenza, come sembrano annunciare i dati finora rilevati.