Un processo che potrebbe risultare più veloce e più economico rispetto a qualsiasi altro, è quanto riferisce uno scienziato a Denver, in Colorado il 31 agosto 2011.
In una presentazione al 242° Meeting Nazionale & Exposition della American Chemical Society (ACS), Mark Z. Jacobson, ricercatore, ha citato i problemi che continuano a causare lo scioglimento dei ghiacci marini al di sopra del Circolo Polare Artico. Tra i quali, quasi a sorpresa, compare l’emissione di fuliggine in atmosfera. I calcoli effettuati da Jacobson indicano che il controllo di queste polveri potrebbe ridurre il riscaldamento al di sopra del circolo polare artico di quasi 3 gradi centigradi entro 15 anni. Sarebbe praticamente come cancellare tutti gli effetti del riscaldamento che si è verificato negli ultimi 100 anni.
“Nessun altro meccanismo di riduzione potrebbe avere un effetto così immediato”, ha detto Jacobson, che lavora presso la Stanford University. “Le emissioni di fuliggine sono seconde solo al biossido di carbonio (CO2 ) nel meccanismo del riscaldamento globale, ma i suoi effetti sono stati sottovalutati in tutti i principali modelli climatici precedenti. Di conseguenza, l’effetto della fuliggine sul cambiamento climatico non è stato adeguatamente affrontato a livello nazionale e internazionale in materia di riscaldamento globale. Le emissioni di fuliggine rappresentano circa il 17 per cento del riscaldamento globale, una percentuale maggiore di alcuni gas serra come ad esempio il metano. Il contributo della fuliggine, tuttavia, potrebbe essere ridotto del 90 per cento tra 5-10 anni qualora si adottassero politiche aggressive a livello nazionale e internazionale”.
La fuliggine, o “carbon black”, è costituita da particelle, quasi invisibili singolarmente, contenute nel fumo derivante dalla combustione di combustibili fossili e biocarburanti. Le principali fonti comprendono lo scarico delle automobili diesel, degli autobus, dei camion, delle navi, degli aerei, delle macchine agricole, delle macchine per movimento terra e i fumi derivanti dalla combustione del legno o dello sterco animale che centinaia di milioni di persone nei paesi in via di sviluppo utilizzano per cucinare e riscaldarsi. Le particelle restano sospese nell’atmosfera e assorbono la luce solare, proprio come una T-shirt nera in una giornata soleggiata. Calore che poi viene irradiato nell’aria circostante. Queste particelle sono anche in grado di assorbire la luce riflessa dalla superficie terrestre, che contribuisce a renderle un potente agente del riscaldamento.
La buona notizia è che la diminuzione nell’emissione della fuliggine potrebbe avere un effetto rapido. A differenza dell’anidride carbonica, che rimane nell’atmosfera per anni, la fuliggine scompare entro poche settimane. E la tecnologia per il controllo della fuliggine è già disponibile ad un costo relativamente modesto. Con i filtri antiparticolato, per esempio, è possibile rimuovere la fuliggine dal gas di scarico di auto e camion. I Governi e varie agenzie stanno cercando di introdurre sistemi a basso impatto, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
“Conversione delle auto a benzina e diesel, o a legna, in veicoli elettrici o a idrogeno e la riduzione delle emissioni da generatori diesel potrebbe avere un effetto immediato sul riscaldamento”, sostiene Jacobson.
Jacobson, che ha sviluppato il primo modello climatico che include gli effetti globali di fuliggine, aggiunge anche che per un utilizzo corretto del modello occorrerà acquisire nuove conoscenze sugli effetti delle particelle di fuliggine intrappolate all’interno e tra le gocce d’acqua che compongono le nuvole. Un’informazione importantissima, perché la fuliggine “brucia” le nuvole sino a causarne la sparizione in aree urbane o fortemente inquinate. I modelli climatici che ignorano l’assorbimento da parte delle nuvole sottovalutano gli effetti della fuliggine sul clima.