Nel corso del convegno “Cambiamenti climatici e salute” tenutosi a Roma il 25 giugno scorso presso il Centro Congressi di Palazzo Rospigliosi, è stato presentato il rapporto “Cambiamenti climatici ed eventi estremi: rischi per la salute in Italia”, risultato di una collaborazione tra l’APAT (Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici) e il Centro Europeo per Salute e Ambiente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha prodotto importanti contributi per la stesura del quarto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), la più importante commissione di studio dell’ONU sui cambiamenti climatici, secondo cui entro il 2100, le temperature potranno aumentare anche di 6,4 gradi centigradi.
Il Convengo è uno degli eventi previsti dal programma della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici, promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare, allo scopo di esaminare le modificazioni delle vulnerabilità indotte dai cambiamenti climatici in Italia, per valutare le possibili opzioni di adattamento.
Da quando nel 1996 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto per la prima volta che i cambiamenti climatici potessero costituire un rischio per la salute umana, sono stati effettuati numerosi studi e valutazioni, anche se manca ancora una valutazione sistematica.
Proprio per l’assenza di una valutazione sistematica degli impatti del cambiamento e della variabilità del clima sulla salute, il rapporto dell’APAT è stato eseguito attraverso una valutazione esperta dei dati ambientali e meteoclimatici a oggi disponibili e dei risultati più accreditati della ricerca sanitaria per quel che riguarda la relazione tra salute e clima, giovandosi della collaborazione di esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, del Dipartimento di Epidemiologia della ASL RME di Roma, del Centro interdipartimentale di Bioclimatologia dell’Università di Firenze e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici.
Il clima e le condizioni meteorologiche hanno un effetto diretto sulla salute umana sia in maniera diretta, tramite, ad esempio colpi di calore, perdita di vite in alluvioni, tempeste, sia in maniera indiretta, tramite il cambiamento nella distribuzione geografica degli insetti vettori di malattia (ad esempio le zanzare), degli agenti patogeni veicolati dall’acqua e dagli alimenti nonché dalla scarsità di acqua e dall’inquinamento atmosferico.
Il rapporto approfondisce i rischi per la salute umana negli scenari di esposizione in Italia conseguenti a cambiamenti climatici, variabilità del clima e eventi estremi associati, ma anche si propone come strumento di conoscenza per la pianificazione di misure adeguate di adattamento e prevenzione ambientale e sanitaria richiesta dai nuovi scenari.
Gli effetti negativi sulla salute umana possono essere sintetizzati in:
. morti traumatiche, principalmente per annegamento;
. ferite;
. infezioni enteriche per l’aumento della densità dei microrganismi patogeni nelle acque di superficie, per l’aumento del deflusso di patogeni microbici dal concime nella terra, sovraccarico delle strutture per il trattamento dell’acqua e sistemi di fognatura, traboccamento del liquame non trattato e rifiuti di origine animale dalle fattorie, maggiore risospensione di microrganismi patogeni dai sedimenti, tempi più brevi per la residenza e quindi minor tempo per l’inattivazione dei patogeni;
. inoltre, le inondazioni possono aumentare le infiltrazioni delle acque di scarico dalle tubature delle fogne o serbatoi settici e facilitare la contaminazione delle acque sotterranee;
. salute mentale come malattie da stress post-traumatico;
. malattie trasmesse da vettori;
. malattie trasmesse dai roditori quali la leptospirosi;
. avvelenamento causato da sostanze tossiche;
. morsi di serpente quando i rettili cercano rifugio nelle case per sfuggire all’inondazione;
. crescite delle muffe e spore nel periodo immediatamente successivo alle inondazioni;
. altri risultati sanitari negativi quali l’interruzione dei servizi sanitari e spostamento della popolazione.
Per far fronte a questi rischi per la salute umana il rapporto dell’APAT individua cinque grandi aree di intervento per la sanità:
. sistemi di allarme precoce;
. valutazione;
. monitoraggio e ricerca;
. sviluppo di politiche specifiche;
. iniziative di informazione;
. programmazione dei servizi sanitari.
Il rapporto evidenzia che l’Italia potrebbe trovarsi a fronteggiare diversi mutamenti del sistema climatico e diversi conseguenti mutamenti delle attività di settore ed economiche (acqua, agricoltura, energia, turismo), che potrebbero rappresentare ulteriori rischi per la salute umana o accrescere i rischi sanitari attuali.
E mostra che è possibile informare in anticipo la popolazione sui possibili rischi e sui relativi impatti: che questa informazione può essere molto utile per preparare la cittadinanza la società tutta agli eventi avversi, nonché per facilitare le azioni di contrasto.
Allo stesso tempo è necessario assicurare che i servizi esistenti siano mantenuti e migliorati per garantire una risposta efficace, promuovere collaborazioni strategiche tra le diverse istituzioni coinvolte a vario titolo nella gestione dei sistemi di prevenzione e risposta ai cambiamenti climatici e tradurre il bagaglio conoscitivo in una forma di comunicazione che favorisca la indispensabile partecipazione informata dei cittadini.
I futuri impatti sulla salute umana dipenderanno molto dalle caratteristiche, dalla grandezza e dalla velocità/frequenza di variazione climatica a cui la “salute” sarà esposta e all’effettiva sensibilità ed abilità di popolazioni, governi e sistemi sanitari di gestirne le conseguenze.
La prontezza nelle reazioni spesso si renderà necessaria anche in presenza di incertezze dal punto di vista scientifico: non è possibile prevedere con certezza eventi come influenze pandemiche, attacchi terroristici o uragani, tuttavia proteggere la salute pubblica resta un compito fondamentale.
Il Principio di Precauzione, come formulato in occasione della Wingspread Conference del 1998, afferma che laddove una qualche attività crei rischi per la salute umana o l’ambiente, saranno da adottarsi misure di precauzione, anche nel caso in cui i rapporti di causa ed effetto non sono del tutto appurati dal punto di vista scientifico.
Fonte: Rapporto APAT/OMS “Cambiamenti Climatici ed eventi estremi: rischi per la salute in Italia”.(2007)