La NASA ha pubblicato un interessante articolo, lo scorso 23 Settembre, di cui qui si pubblicano alcuni stralci (l’originale è presente all’indirizzo: https://science.nasa.gov/headlines/y2008/23sep_solarwind.htm).
In pratica, i dati delle sonde spaziali confermano una fase di stasi dell’attività solare quale non si registrava da almeno cinquant’anni.
E’ infatti diminuita del 20%, rispetto ai valori di metà degli anni ’90 (quando vi fu l’ultimo minimo), la pressione del vento solare, misurata dai sensori della sonda Ulysses, la sonda lanciata nei primi anni ’90, che circola in orbita attorno alla nostra Stella, per monitorarne l’attività.
Il periodo 2004 – 2008 mostra un netto decremento della forza del vento solare, rispetto al periodo 1992-98.
La diminuzione della pressione del vento solare, è dovuta sia alla diminuzione della sua temperatura (del 13%), che della sua densità (del 20%).
Bisogna dire, come premessa, che il vento solare si fa sentire fino ai confini dell'”Eliosfera”, quella sfera immaginaria che ingloba tutto il sistema solare, e che respinge quei raggi cosmici che altrimenti penetrerebbero dannosamente all’interno di esso.
Ora, anche il campo magnetico solare sembra essersi indebolito notevolmente, di quasi il 30% stando alla sonda Ulysses, e quindi i letali raggi cosmici potrebbero penetrare in maggior quantità nel nostro Sistema Solare, ma fortunatamente, la Terra non corre alcun pericolo, in quanto abbiamo una spessa atmosfera ed un nostro campo magnetico in grado di proteggerci contro di essi.
Semmai, i pericoli potrebbero trovarli le sonde spaziali, oppure gli eventuali astronauti, che sarebbero maggiormente esposti ai rischi di radiazioni cosmiche.
Ma passiamo ad un argomento più interessante, per noi meteofili: quali le possibili conseguenze sul clima terrestre?
Difficile questa valutazione, anche se, un eventuale paragone può essere effettuato con simili eventi verificatisi nel lontano passato.
Sappiamo che il Sole attraversa una fase insolita di calma, e questi dati relativi al vento solare, ed al calo del campo magnetico, farebbero pensare che l’attuale stasi sia piuttosto duratura, anche se niente vi è di sicuro.
Attualmente, il 2008, con oltre 200 giorni privi di macchie solari, supera ogni altro anno a partire dal 1954, quando i giorni senza macchie furono 241 (ma tutto indica che questo record possa essere superato prima della fine dell’anno).
Nei Secoli passati, periodi prolungati di scarsa attività sono stati associati a periodi molto freddi sul nostro Pianeta (ad esempio, il minimo di Spoerer nel ‘400, caratterizzato da Inverni rigidissimi, oppure quello di Maunder nel ‘600, od il minimo di Dalton nei primi decenni dell’800).
La teoria al momento più accreditata, indica che, con la diminuzione dell’attività solare, dei suoi campi magnetici, e del vento solare, sono proprio i raggi cosmici (particelle ad alta energia emesse dalle supernove, ecc), in grado di penetrare in maggiore quantità nella nostra atmosfera, ad interferire con il processo di formazione delle nuvole, che aumenterebbero la loro superficie, riflettendo la radiazione solare verso l’esterno, e quindi diminuendo la temperatura terrestre.
Questo al di là di una diminuzione effettiva della quantità di radiazione proveniente dal Sole.
Con i satelliti ed i sensori a nostra disposizione, dovrebbe essere facile, nei prossimi mesi od anni, valutare la bontà di questa teoria, verificando se effettivamente è aumentata la copertura nuvolosa terrestre.