Abbiamo già trattato di come il centro di previsioni climatiche, la divisione di ricerca sugli Uragani e il centro nazionale Uragani lavorino in simbiosi per realizzare quella che viene definita la “NOAA’s Seasonal Hurricane Outlooks” ossia la previsione stagionale sugli uragani,e abbiamo analizzato alcuni parametri fondamentali che vengono presi in esame per dare una percentuale di anormalità della stagione tropicale entrante (Link articolo precedente www.meteogiornale.it/news/read.php?id=12916).
Se analizziamo i dati di riferimento si rileva che mediamente una stagione può dare luogo a undici tempeste tropicali, di cui sei evolvono a uragani e due a “Major hurricanes”, ossia uragani violenti di categoria 4 o 5 della scala Saffir-Simpson.
Nello scorso anno a maggio il NOAA ha predetto una probabilità del 70% di stagione superiore alla norma. All’inizio di Agosto la previsione è stata aggiornata al 95-100% di anormalità positiva.
Indubbiamente lo scorso anno i segnali importanti vennero già dalla prima parte della stagione (giugno-luglio) che vide prematuramente la formazione di due major Hurricanes (Dennis e Emily) in zona Caraibica, cosa rara se non unica storicamente.
Il risultato della stagione fu di ventisette tempeste tropicali, quattordici arrivate al grado di uragano e sette al livello di major hurricanes, mentre la previsione del NOAA ad Agosto era di una media di diciotto-ventuno tempeste tropicali, nove-undici uragani e cinque-sette major hurricanes.
Per quello che riguarda la previsione di eventuali “landfall” (sistemi tropicali che arrivano alla terraferma) durante la stagione, esse hanno un limite notevole di attendibilità dovuta al fatto che è possibile sì prevedere approssimativamente il numero di sistemi tropicali che si possono avere in una stagione, ma il loro sviluppo e traiettoria, essendo influenzati dalle condizioni meteorologiche in loco nel momento del passaggio della tempesta, è prevedibile solo con pochi giorni di anticipo, o addirittura con poche ore.
Se analizziamo la media, possiamo dire che una stagione considerata “normale” ha un solo landfall nelle coste degli Stati Uniti. Negli ultimi anni però abbiamo avuto un aumento considerevole dei landfall di sistemi tropicali verso la terraferma.
I dati parlano chiaro, dal 2002 a oggi sono state ventinove le tempeste tropicali o uragani ad arrivare alla terraferma. Specificando meglio, di queste ventinove, venti hanno raggiunto le zone costiere del Golfo del Messico (nel 2005 abbiamo avuto gli esempi eclatanti di Katrina e Rita) e nove hanno raggiunto le zone costiere orientali degli Stati Uniti. Se guardiamo ai soli Uragani, il totale di landfall su terra statunitense dal 2002 a oggi è stato di tredici, con una media di circa tre a stagione.
Oltre ad un aumento del numero degli Uragani abbiamo anche un considerevole aumento dell’impatto dei danni da essi prodotti sull’uomo e sulle sue attività: il tutto dovuto oltre ad un’attività stagionale intensa, a condizioni climatiche ideali nella zona in prossimità dei Caraibi e degli Stati Uniti (alta pressione in quota e basso wind shear).
Proprio per le notevoli difficoltà ad individuare con anticipo le sedi del “landfall” il NOAA sentenzia che attualmente la scienza non ci può consentire di prevedere in maniera attendibile quale influenza sull’uomo potrà avere una nuova stagione. Quello che appare chiaro però, è che l’uomo, forse anche grazie ad un periodo di attività tropicale bassa avuta fra la fine degli anni 60 fino alla metà degli anni ’90, ha costruito ed edificato su gran parte della costa che si affaccia sul golfo del Messico e sulla costa orientale statunitense, forse basandosi anche sulle condizioni del tempo in in un particolare periodo climatico in cui nella costa del Golfo si aveva una media di un landfall tropicale all’anno, mentre nella East Coast vi era una media di un landfall tropicale ogni cinque anni.
Ora che siamo in una nuova fase di intensa attività iniziata dal 1995 e che potrebbe durare per ancora una ventina di anni o forse oltre, assume una notevole importanza lo studio di prevenzione dell’andamento dei sistemi tropicali, del loro sviluppo ed eventuale tragitto fino ad interessare la terraferma. Max Mayfield direttore del centro nazionale Uragani di Miami è categorico nel ricordare che sarà importante prepararsi ad affrontare eventuali situazioni critiche attraverso la conoscenza del territorio e attraverso la prevenzione data, oltre che da un’organizzazione adeguata, dalle informazioni meteorologiche che verranno date.
fonte dati e immagini www.noaa.org