«Anche nei paesi evoluti, almeno fino al 1960, dominava l’idea del clima come elemento costante. […] E si riteneva che un periodo di 30 anni fosse sufficiente per ottenere medie significative sia per ricerche scientifiche nel campo della climatologia, sia per fini applicativi» [Pinna, p. 12]. Risiede probabilmente in questo assunto la radice del dibattito sul riscaldamento globale: il presupposto culturale dell’invariabilità, derivante da serie meteorologiche troppo corte per apprezzare i cambiamenti, ha favorito l’idea che un elemento perturbativo estraneo abbia scombinato i cicli naturali. La spiegazione antropogenica, legata alle emissioni dei gas serra, ha guadagnato consenso nell’opinione pubblica, associandosi a una connotazione negativa del riscaldamento. Durante la presentazione della nuova norma 1981-2010, elaborata da MeteoSvizzera, il climatologo Fosco Spinedi ha invece posto l’accento su alcuni vantaggi di carattere economico spesso trascurati. L’ha fatto, mostrando la slide relativa alla durata annuale del soleggiamento, che confronta le osservazioni 1961-’90 con quelle condotte nel più recente trentennio.
Come si vede, il soleggiamento è cresciuto sulla regione dell’Altopiano perché, ha chiarito Spinedi «è diminuita la frequenza della nebbia alta». Tale evoluzione si è resa particolarmente evidente nella stagione invernale e, per quanto riguarda gennaio, seppur in diversa misura, ha caratterizzato l’intero territorio elvetico, come mostra la slide successiva.